Nella media dei primi tre trimestri del 2020, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro, gli occupati diminuiscono di 470 mila unitร (-2,0% rispetto allโanalogo periodo dellโanno precedente) tornando poco sopra ai livelli del 2016. Contestualmente si registra un calo di 304 mila disoccupati e un deciso aumento di inattivi tra 15 e 64 anni (+621 mila). A ciรฒ corrispondono diminuzioni del tasso di occupazione e di quello di disoccupazione (rispettivamente -1,0 e -0,9 punti percentuali in un anno) e un aumento del tasso di inattivitร (+1,8 punti). E’ quanto emerge dal “Rapporto annuale sul mercato del lavoro” frutto ella collaborazione tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal.
A subire maggiormente la crisi sono state le categorie piรน vulnerabili nel mercato del lavoro: la caduta del tasso di occupazione รจ stata quasi il doppio tra le donne rispetto agli uomini (-1,3 contro -0,7 punti percentuali) e piรน forte per gli under 35 (-1,8 punti contro -0,8 dei 35-49enni e -0,3 punti per gli over50) e per gli stranieri, per i quali il valore dellโindicatore scende al di sotto di quello degli italiani.
A trainare il calo dellโoccupazione รจ stato il lavoro a termine (-394 mila, -12,9% nella media dei primi tre trimestri) e il lavoro autonomo (-162 mila, -3%), mentre quello a tempo indeterminato risulta in lieve aumento (+86 mila, +0,6%). Gli andamenti peggiori si riscontrano nel settore degli alberghi e ristorazione e nei servizi domestici (a prevalenza femminile), tra gli addetti al commercio e ai servizi e tra le professioni non qualificate. La tenuta nei settori delle costruzioni, dellโinformazione e comunicazione e dellโindustria in senso stretto dร conto del minore impatto della crisi sulla componente maschile.
Nei primi sei mesi del 2020, le persone che hanno iniziato un lavoro sono 436mila in meno dellโanalogo periodo del 2019 (-30,2%) mentre 490mila persone in piรน hanno concluso un lavoro nello stesso periodo (+62,2%).
Lโeccezionale crescita dellโinattivitร , nella media dei primi tre trimestri del 2020, รจ dovuta al venir meno delle condizioni per essere classificati come disoccupati durante il periodo di crisi sanitaria. Ciรฒ ha
portato allโaumento delle forze lavoro potenziali (+220 mila, +7,3%) e soprattutto di quanti non hanno nรฉ
cercato lavoro nรฉ sarebbero stati disponibili a iniziare unโattivitร (+402 mila, +3,9%).
Lavoratori in smart working. Lโemergenza sanitaria ha prodotto anche un mutamento repentino e radicale della modalitร di erogazione della prestazione lavorativa, con un aumento del lavoro da remoto. Nel secondo trimestre 2020 il lavoro da casa ha interessato oltre 4 milioni di lavoratori, il 19,4% del totale (era il 4,6% nel secondo trimestre 2019).