È stata definita come una sorta di “staffetta generazionale” tra lavoratori anziani e giovani la proposta di legge a firma dei senatori Giorgio Santini e Rita Ghedini del Partito Democratico intitolata “Interventi per l’accesso flessibile e graduale alla pensione ai fini dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale”.
Il tema è quello della previdenza e dell’occupazione, ma anche dello sviluppo economico e sociale. Partendo da alcuni constatazioni quali il prolungamento della vita attiva e l’innalzamento dell’età pensionabile (innalzamento giudicato necessario per la sostenibilità del sistema previdenziale, ma che spesso si traduce in un freno alla crescita dell’impresa per la ridotta capacità lavorativa o minore motivazione del soggetto), il disegno di legge propone l’introduzione, da una parte, di forme per alleggerire la prestazione dei lavoratori anziani e, dall’altra, di incentivi per favorire l’ingresso dei lavoratori più giovani.
Come avverrebbe tutto questo? Secondo la proposta formulata, in primis, al lavoratore anziano a cui non mancano più di cinque anni al conseguimento del diritto al pensionamento anticipato o di vecchiaia sarebbe data la possibilità di accedere a un orario di lavoro part time, di qualsiasi tipologia, nell’ottica di un accompagnamento alla pensione. Nell’optare per questa soluzione il lavoratore verrebbe incentivato dal diritto ad integrare i versamenti contributivi senza oneri fiscali o contributivo aggiuntivo e dalla possibilità di ricevere un anticipo di pensione.
Ma non è finita qui. Per ogni lavoratore che accetti la riduzione di orario, il datore di lavoro sceglie di assumere un giovane di età inferiore ai 29 anni con un contratto di apprendistato oppure di età non superiore ai 35 anni con contratto di subordinazione a tempo indeterminato. L’assunzione di un giovane è la condizione per far sì che l’integrazione contributiva del lavoratore anziano non sia più a carico dell’impresa ma della fiscalità generale secondo la disponibilità delle risorse pubbliche. La staffetta generazionale, secondo i promotori, si porrebbe dunque come una misura inclusiva per i lavoratori a cui, attraverso percorsi di affiancamento, avverrebbe inoltre il trasferimento intergenerazionale di competenze da lavoratori esperti e preparati alle nuove forze giovani che vengono avviate al lavoro.
“Dalla presentazione del disegno di legge lo scorso marzo, le cose non si sono concretizzate come ci aspettavamo – ha dichiarato il senatore Santini, ex segretario generale aggiunto della Cisl– ma nel momento in cui il governo deciderà di aprire il capitolo previdenziale, questo sarà uno degli strumenti da considerare in termini di politica attiva”.
Le risorse in dotazione iniziale per attuare la proposta, che sono state stimate in 500 milioni di euro e che servirebbero sostanzialmente a sostenere la contribuzione dei lavoratori in uscita, confluirebbero in un fondo istituito ad hoc denominato Fondo nazionale a sostegno del pensionamento flessibile e della solidarietà intergenerazionale e potrebbero derivare in parte, secondo il senatore, “dalla riduzione della spesa attuale per gli ammortizzatori sociali e i sussidi di disoccupazione a fronte dell’inserimento di decine di migliaia di nuovi lavoratori che è poi il vero senso di questa proposta”.
“Offrire una soluzione all’esistente blocco del turnover – ha continuato Santini – gioverebbe soprattutto alle aziende che non sono in stato di crisi che, avendo continuamente bisogno di rinnovare il numero dei lavoratori e di sostituire quelli che vanno in pensione, creerebbero in questo modo nuova occupazione”.
1 commento
Perché non si è fatto ?Mio figlio 28 anni avrebbe potuto cominciare a lavorare invece sta a casa a dormire perché il Ilavoro non si trova.QUANTI GIOVANI COME LUI? Io non credo che con il Jobs Act andrà al lavoro.è UNA VERGOGNA.Che ci faccio con 80 euro e con un figlio disperato?