Non aveva la documentazione in regola per lavorare il rider, anche perché quello non era nemmeno il suo lavoro: è morto mentre faceva una sostituzione clandestina, una pratica illegale tutt’altro che desueta. Un’indagine dell’Ispettorato del Lavoro di Madrid ha scoperto oltre 500 falsi lavoratori autonomi, impiegati da Deliveroo che presto comparirà in giudizio.
Nel frattempo si è scatenata la rabbia di centinaia di fattorini che si sono radunati sotto la sede di Glovo a Barcellona, dove ci sono stati momenti di tensione con il lancio di uova e pomodori verso la sede della società, mentre sulla strada venivano bruciati i portapacchi con il logo dell’azienda. I riders chiedono un intervento da parte Governo, perchè dia loro la dignità di condizioni lavorative sicure che impediscano il ripetersi di questi fatti come questi non si ripetano più.
La legislazione spagnola non si è ancora occupata a livello nazionale di regolamentare la posizione dei riders che i Tribunali Regionali di Valencia, Madrid e Barcellona hanno inquadrato come “lavoratori autonomi”. Incidenti come quello di Barcellona, accadono anche in altri stati: lo scorso anno a Milano un fattorino era rimasto incastrato sotto un tram e gli erano state poi amputati gli arti per salvargli la vita. Ma fino ad ora, nessun concreto intervento legislativo è stato posto in essere. Nel nostro paese, recentemente la Corte d’Appello di Torino ha modificato una precedente sentenza – che identificava i fattorini come autonomi – confermando come il rapporto di lavoro dei riders non sia ascrivibile nell’ambito della subordinazione, ma qualificandolo alla stregua di una “collaborazione eterorganizzata”, una fattispecie ibrida per definire un soggetto che svolge una prestazione in un contesto che non è definibile né dipendente né autonomo.
Nell’agenda del nuovo Europarlamento, tra i dossier più importanti c’è il testo che stabilisce le condizioni di lavoro di chi svolge un’attività nell’ambito della gig economy. Lo scorso 16 maggio, nell’ultima plenaria della passata legislatura, il Parlamento di Bruxelles ha approvato in prima lettura una risoluzione sulle condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell’Unione in materia di App economy (lavoro attraverso piattaforme digitali). Sono stati stabiliti dei “diritti minimi” per tutti i lavoratori nell’Unione che svolgono un rapporto di lavoro ” di durata più lunga in media di tre ore a settimana e per un periodo di riferimento di quattro settimane consecutive”. Le modifiche in vista da parte del Consiglio europeo faranno quasi certamente tornare all’ordine del giorno del Parlamento il tema della regolamentazione della gig economy.
Un nuovo contratto di lavoro per l’economia digitale è una necessità ormai non più evitabile o procrastinabile per tutti i paesi europei. Indipendentemente che li si voglia inquadrare come lavoratori dipendenti o autonomi, gli operatori della gig economy necessitano di un contratto che predisponga delle tutele minime. Come avvenuto in Germania ad inizio millennio (con le politiche economiche di Schroeder) e, più recentemente in Francia (con le «Loi travail»), occorrono garanzie minime in termini di: retribuzione variabile – legata alla prestazione e non al tempo messo a disposizione; un minimo per retribuire la prestazione; ed infine, un Welfare di settore e tutele. Deve essere lo Stato, e non la magistratura come troppo spesso accade, a compiere un’azione legislativa che regolamenti la situazione degli oltre 700 mila lavoratori che nel nostro paese operano nella gig economy.
1 commento
I sindacati della ristorazione spagnola hanno fatto un accordo simile a quello italiano fatto dai trasporti per i rider spagnoli.
Il tribunale di Valencia ha confermato la subordinazione per un rider di Deliveroo. Lo stesso è successo col Tribunale di Amsterdam.