Insegnare nel dettaglio una campagna elettorale. Gestire il flusso di notizie politiche all’interno dei social network. Conoscere tempi e spazi dei giornali e delle tv. Conversare con marketing e pubblicità. Un bravo comunicatore politico, uno spin doctor o un addetto stampa, deve sapere maneggiare moltissime competenze: a lui il compito di veicolare al meglio l’immagine del proprio cliente, sia un candidato che un’azienda, ricoprendo più ruoli contemporaneamente.
Quale percorso? – “Per imparare questo mestiere è sicuramente fondamentale scegliere una facoltà valida – spiega Marco Cacciotto, docente al corso del laurea in comunicazione pubblica e d’impresa all’Università Statale di Milano -. Poi, però, la vera differenza è sul campo, con l’esperienza e il contatto diretto con la realtà. Ai miei studenti cerco sempre di spiegare che è un bene che la loro facoltà non sia così specifica e indirizzata verso la formazione di un solo profilo professionale. E’ importante, infatti, conoscere tutti i campi che influenzano il mondo della comunicazione pubblica e privata: penso al giornalismo, al marketing, ma anche alla pubblicità e al diritto. Sono tutti ambiti in cui si deve saper districare, per esempio, un bravo addetto stampa”.
Il vasto mondo della comunicazione – Il corso di laurea magistrale in comunicazione pubblica e d’impresa prepara gli studenti in più campi tanto che “alla fine del percorso, a seconda degli indirizzi che ogni allievo ha preso, si formano delle figure professionali molto diverse tra di loro, ma sempre preparate per operare nell’ambito della comunicazione politica e aziendale”.
In questo momento, però, all’Università Statale di Milano sono iscritti 370 studenti al corso in comunicazione pubblica e d’impresa: la metà di quelli che invece hanno preferito il corso triennale in Scienze umanistiche per la comunicazione e Comunicazione e società (758 e 750 studenti): “A differenza di altri corsi in comunicazione – spiega Cacciotto – qui si da molta importanza al ruolo delle tematiche politiche, fondamentali per chi un domani si occuperà anche di pubblic affaires, consulenze demoscopiche, ricerca o anche gestione della Pa, come uffici di Relazione con il pubblico o uffici stampa. Insomma, sono tutti mestieri che dialogano tra di loro ed è importante conoscere la logica dietro ad ogni settore. Un buon corso di comunicazione, a mio parere, deve necessariamente dare un’infarinatura anche delle logiche più prettamente politiche”.
Continuità aula e mondo del lavoro – Nella scelta di un corso universitario in comunicazione politica è necessario, poi, secondo Cacciotto, guardare al corpo docenti: “In questo corso di laurea è fondamentale che i professori siano al contempo anche dei professionisti del settore. A chi insegna spetta il compito di portare in aula l’esperienza concreta del mondo del lavoro”.
All’università Statale Cacciotto insegna marketing politico e public affair nel corso di Laurea Magistrale in comunicazione pubblica e d’impresa della Facoltà di Scienze Politiche. Lavora poi come consulente strategico per organizzazioni politiche e sindacali, esponenti politici, pubbliche amministrazioni, gruppi di cittadini e aziende con interessi pubblici. In particolare si occupa dell’analisi degli scenari competitivi, del posizionamento, della definizione dei messaggi chiave e della realizzazione di piani di comunicazione: “Nelle mie lezioni cerco d’insegnare le regole attraverso cui s’indirizza il comportamento dell’elettorato e ancora come si gestisce il comportamento di un soggetto politico nel corso del suo mandato”.
Un portavoce deve sapere, per esempio, a che ora del giorno è più importante dare una notizia o in che modo pubblicare una notizia, in base alle sue buone conoscenze di giornalismo; allo stesso modo deve conoscere le strategie di gestione di un partito, come anche dell’opinione pubblica. “L’ultraspecializzazione in un settore – conclude Cacciotto – deve avvenire nel mondo del lavoro, all’università si devono invece insegnare le regole dell’intero mondo della comunicazione”.
Domanda e offerta- E’ innegabile l’importanza di queste figure oggi all’interno del mondo del lavoro: “Il mercato ormai impone questi profili professionali. Alcuni, come addetti Urp o uffici stampa, sono addirittura previsti dalla legge. Altri, invece, stanno sempre più prendendo piede. Pensiamo, per esempio, alla dimensione digitale della politica attuale: è impensabile che un partito, un candidato ma anche un movimento e un’associazione non si dotino di un profilo on-line. Ecco, la gestione della vita 2.0 di un politico, vera interamente curata da uno di quei comunicatori che, presumibilmente, sono proprio usciti dalla mia aula”.