Preparati, intelligenti: sono quei talenti che spesso trovano in Italia terreno fertile per realizzare la loro idea imprenditoriale o le proprie aspirazioni di carriera, dopo tanti anni di studio, e decidono di trasferirsi all’estero. Non esiste una vera e propria banca dati del fenomeno, ma qualche fonte attendibile può darci darci un’idea della portata del fenomeno: circa 3mila dottori di ricerca, secondo Il Country report UE ogni anno abbandonano il Paese, e dall’altra il Paese non è in grado di importare a sua volta ricercatori da fuori: questo comporta un saldo negativo: -13,2%.
Le previsioni future non sono delle più rosee: si stima che in un decennio, dal 2010 al 2020, il nostro paese perderà 30mila ricercatori e 5 miliardi di euro, che invece contribuiranno alla crescita di altri stati. Questi dati provengono dagli studi effettuati da Carolina Brandi, ricercatrice del Irpps-Cnr, l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali. Nel 2014 Brandi ha prodotto un capitolo, inserito nel Rapporto Migrantes, dal titolo “L’emigrazione dei ricercatori italiani: cause ed implicazioni”.