Mancano pochi giorni al termine delle iscrizioni (il 13 ottobre) e, quindi, alla partenza dei 34 corsi dei sette Its dell’Emilia-Romagna, gli istituti superiori di formazione tecnica post diploma che per l’anno accademico 2021-2022 registrano circa 1.500 iscritti. Alternativi e nello stesso tempo integrati con le Università della regione (solo Parma non riconosce, al momento, crediti formativi nell’eventuale passaggio di carriere da alcuni corsi), fanno ancora fatica, però, a “uscire dalla clandestinità”, facendosi conoscere dalle famiglie e dagli studenti, nonostante i record di occupabilità stabiliti dai diplomati: il 96% trova lavoro entro sei mesi.
“Il 75%-80% delle famiglie non conosce l’esistenza degli Its, il 30% delle aziende non sa cosa sono. E questo è un male”, ammette Ormes Corradini, presidente dell’associazione Scuola Politecnica Its, aprendo i lavori del convegno che si è tenuto oggi a Bologna per fare il punto sul futuro degli Its e su quelli che sono ancora i punti di debolezza di questi percorsi. A cominciare dal problema delle sedi e dalla necessità di emancipare, dal punto di vista dell’immagine, dagli istituti tecnici. “Siamo in prestito nelle scuole. Abbiamo il problema grandissimo delle sedi. Siamo cresciuti del 10% raccogliendo delle aule qua e là, ma le città si stanno organizzando”, spiega Corradini, che illustra due progetti, la ristrutturazione della stazione provinciale di Modena e di una porzione delle ex Reggiane a Reggio Emilia, per la realizzazioni di veri e propri campus Its.
“Dobbiamo togliere gli Its da istituti tecnici, dobbiamo creare una discontinuità positiva, devono state vicino a dove si fa ricerca”, ammette il parlamentare del Pd, Serse Soverini, impegnato nell’iter di approvazione di una legge ad hoc sugli Its, che ha già superato il primo step del voto alla Camera. “La legge è stata votata all’unanimità alla Camera, ora siamo al Senato: il clima è molto positivo e c’è la consapevolezza da parte di tutti che gli Its sono fondamentali“, assicura Soverini. Eppure, il timore che il testo in discussione a Roma possa in qualche modo snaturare e indebolire l’esperienza degli Its regionali, ammette Corradini, c’è. “La legge deve cercare di fare esplodere i punti importanti: gli Its lavorano bene, sono radicati nel territorio, rispondono alla domanda specifica delle imprese, grazie a una integrazione fortissima che è confermata dai dati sull’occupabilità”, sottolinea il deputato dem.
“La competenza è la chiave. La ricerca da sola non basta, per alzare la produttività abbiamo bisogno di gente con competenze nuove”, scandisce il parlamentare bolognese, che sta lavorando con il Comune di Bologna al varo di un nuovo corso Its in cybersecuruty per la formazione dei dipendenti pubblici che dovranno occuparsi della sicurezza delle reti pubbliche, proteggendole dalle incursioni degli hacker. “Il punto centrale è l’orientamento, perché avere risorse e fondazioni Its pronte a erogare i corsi, ma non gli iscritti, lascerebbe l’amaro in bocca”, evidenzia Giovanni Vesco dell’Ufficio scolastico regionale.
“Ogni anno sforniamo in Emilia-Romagna 33.000-34.000 diplomati. Considerato il numero degli iscritti attuali ai corsi Its, siamo al 2-3%. Volendola dire in modo elegante, abbiamo amplissimi margini di miglioramento nel passaggio dalle superiori agli Its, davvero abbiamo amplissimi margini di crescita”, osserva Vesco. “Dobbiamo lavorare sulla reputazione e sulla riconoscibilità dei percorsi Its. Che devono avere assolutamente delle sedi autonome, distaccate dagli istituti tecnici. Per quanto l’acronimo Its abbia generato confusione, non lo cambieremo. Ma vanno fatti conoscere di più. Non può essere che un ragazzo si diplomi senza aver mai sentito parlare di Its, deve diventare alternativa di pari dignità ai percorsi accademici”, ribadisce Cristina Greco, componente dello staff di Patrizio Bianchi al ministero dell’Istruzione.
“L’orientamento deve essere di qualità. Se non iniziamo a dire delle verità sul mercato del lavoro, andiamo tutti in crisi, dobbiamo riscoprire la cultura tecnica e la cultura scientifica. Non ci possono essere percorsi di serie B nella filiera dell’istruzione“, scandisce l’assessore allo Sviluppo economico dell’Emilia-Romagna, Vincenzo Colla. “La Regione incrementerà i finanziamenti sugli Its, sono soldi pubblici spesi bene”, rivendica Colla, che evidenzia la quasi totale gratuità dei corsi Its. “Abbiamo preteso che non ci siano costi per ragazzi perché parliamo di istruzione finalizzata al lavoro. In alcune regioni fanno pagare 2.000 euro, qui c’è solo un costo minimo di iscrizione”, ricorda. “Come dimostra la citazione nel discorso di insediamento del premier Mario Draghi, gli Its stanno uscendo dalla clandestinità, perché erano clandestini, ma efficaci, visto che ragazzi trovano un lavoro dignitoso e autonomia personale”, conclude l’assessore regionale dell’Emilia-Romagna. Il convegno si è chiuso con la testimonianza Chiara Rolfini, studentessa dell’Its logistica sostenibile: “Quando ho visto questo corso ho capito che era quello che volevo fare, la formazione è molto specifica e ampia. Ho raggiunto ormai il termine del percorso: posso dire che ha superato le mie aspettative”.
Fonte: Agenzia Dire