Come trovare lavoro dopo il diploma? La metà dei diplomati sceglierà la strada dell’Università. Tre gli strumenti principali di inserimento nel mercato del lavoro in Italia: gli Its (Istituti tecnici superiori), i tirocini o gli apprendistati – e molte le ombre che, per una ragione o per l’altra, ancora si allungano sulla transizione. Tema messo a fuoco dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro, in vista del Festival del Lavoro in programma a Milano fino a sabato. I numeri dicono che gli Its funzionano, ma sono una nicchia ancora minuscola. Secondo l’Osservatorio, l’80% dei diplomati, a un anno di distanza, è inserito.
Il segreto del loro successo sta nel ritagliare la formazione esattamente sul lavoro. Mobilità sostenibile, tecnologie dell’informazione, meccanica e moda sono gli ambiti in cui la catena formazione-lavoro è più oliata. In Germania, le analoghe Fachschulen hanno permesso nel 2016 (ultimo dato Eurostat disponibile) di ottenere un diploma a 288 mila giovani, la metà di quelli che hanno conseguito un titolo di studio dopo le scuole secondarie (l’altra metà si è laureata). In Francia si scende leggermente (al 27,5%, pari a 213 mila ragazzi e ragazze), in Spagna si arriva a 132 mila e nel Regno Unito a 94 mila. In Italia? Numeri irrisori: ci si ferma a quota 11 mila, solo il 2,8% di coloro che hanno acquisito un titolo post-secondario.
L’Osservatorio dice che si tratta di un ritardo dovuto alle difficoltà di organizzare la filiera: le nostre aziende di medie e piccole dimensioni fanno fatica a mettere in piedi i percorsi formativi, cosa che invece riesce facile ai grandi colossi tedeschi o alla ramificata burocrazia statale francese. Il risultato è che “la lacuna più grave del sistema formativo italiano”, insieme alla dispersione universitaria, è proprio “la mancanza di diplomati terziari non universitari”, sottolinea l’Osservatorio.
Quali alternative, allora, per i prossimi neo-diplomati? Nel 2018 circa 330 mila persone sono state avviate a tirocinio formativo e di orientamento, 156 mila delle quali sono giovani fino a 24 anni. Gli esperti stimano che siano 20 mila quelli appena maggiorenni, freschi di istruzione secondaria. I risultati di questa esperienza, che garantisce solo una piccola indennità di competenza di Regioni e Province autonome, sono difformi. “Dipende dall’ente promotore del progetto di formazione – spiegano all’Osservatorio – il rischio è che vengano colte solo opportunità transitorie, magari piani nazionali incentivati, con approccio opportunistico da parte dell’azienda che accoglie il ragazzo o di chi gestisce i programmi di tirocinio.”