(AGI) – Il tasso di disoccupazione in Italia è stimato al 12,2% nel 2013, in deciso rialzo rispetto al 10,7% del 2012 e il doppio del 6,1% del 2007. Sono le stime contenute nel rapporto ‘Global Employment Trends 2014′ dell’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del lavoro dell’ONU.
Secondo l’organizzazione, il tasso di disoccupazione in Italia e’ destinato a salire ancora nei prossimi anni, attestandosi al 12,6% nel 2014 per poi arrivare al 12,7% nel 2015 e nel 2016. In Italia la grande emergenza del mercato del lavoro riguarda i “giovani adulti”, ovvero le persone di eta’ compresa tra i 25 e i 34 anni, che hanno subito l’effetto della crisi ancora più dei giovani sotto i 25 anni. E’ quanto sottolinea l’Ilo nel rapporto ‘Global Employment Trends 2014’, aggiungendo che negli anni della crisi – dal 2007 al 2012 – la parte della popolazione compresa tra i 55 e i 64 anni ha invece addirittura beneficiato di un aumento dei tassi di occupazione.
“I giovani adulti sono i primi ad affrontare la perdita del posto di lavoro in tempi di crisi a causa della minore anzianità e della protezione garantita ai lavoratori pià anziani”, si legge nel rapporto, “allo stesso tempo, non possono spesso godere dei programmi specifici per l’occupazione giovanile o per la formazione, così da migliorare le loro chance di occupabilità, il che allunga in modo particolare i tempi del ritorno all’occupazione per questa fascia di età. Chiaramente questa concentrazione di perdite di posti di lavoro tra i lavoratori più giovani mina le speranze di una ripresa più rapida, a meno che le autorità non assumano iniziative decisive per espandere i loro sforzi anche per l’inclusione dei giovani adulti”.
Tra le economie sviluppate ripresa solo in Usa
Tra le economie sviluppate solo gli Stati Uniti assisteranno nel medio termine a un “sostanziale calo del tasso di disoccupazione”, tasso che non tornera’ pero’ nemmeno in questo caso a livelli pre-crisi. E’ quanto si legge nel rapporto ‘Global Employment Trends 2014′ dell’Ilo. Tra i paesi del G7, si legge nel rapporto, solo il Regno Unito, oltre agli Usa, ha assistito a un calo della disoccupazione, che e’ invece aumentata in Francia e Italia. Germania, Giappone e Canada, prosegue l’Ilo, hanno invece registrato “solo piccoli miglioramenti”.
Bocciata l’austerità: in Ue meno occupazione e più debito
Le politiche di austerità praticate in alcuni paesi dell’Eurozona, come l’Italia, per rimettere in sesto i conti pubblici non solo hanno depresso la domanda aggregata, con conseguenze negative sull’occupazione, ma non sono nemmeno riuscite a ridurre il debito, che e’ invece cresciuto ulteriormente. E’ quanto si legge nel rapporto ‘Global Employment Trends 2014’ dell’Ilo. “Nei paesi in crisi nella periferia dell’Eurozona (i cosiddetti ‘Piigs’: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), si legge nel rapporto, le misure di consolidamento fiscale hanno avuto effetti negativi diretti sui consumi privati e, di conseguenza, la crescita e’ calata più del debito, aumentando ulteriormente il peso del debito in relazione al Pil”.
In Giappone, dove invece e’ stata seguita una politica fiscale espansiva in contrasto alla crisi, sottolinea ancora l’Ilo, il rapporto debito/Pil non e’ cresciuto a ritmi più veloci che in passato. Secondo l’Ilo, un riequilibrio delle politiche macroeconomiche e un aumento dei redditi da lavoro migliorerebbero in modo significativo le prospettive del mercato del lavoro, creando 6,1 milioni di posti di lavoro in più nei paesi del G20 entro il 2020, riducendo il tasso di disoccupazione di 1,8 punti percentuali e rendendo più semplice anche il raggiungimento degli obiettivi fiscali.