L’Inps riporta il numero di certificazioni di malattia pervenute in ciascuna delle 10 settimane che vanno dal 2 febbraio all’11 aprile rispettivamente dell’anno 2019 e nelle corrispondenti settimane dell’anno 2020: la misura consistente degli scostamenti tra i valori settimanali del 2020 rispetto alla baseline costituita dall’anno 2019 è piuttosto evidente nelle 3 settimane che vanno dal 23 febbraio al 14 marzo per entrambi i settori pubblico e privato e si prolungano per quest’ultimo anche nelle due settimane successive (fino al 28 marzo).
I certificati. Si nota una riduzione drastica delle certificazioni pervenute che si attestano per tutti, nelle ultime due settimane del periodo osservato per il 2020, su valori inferiori rispetto ai corrispondenti valori del 2019. Si osserva inoltre che la componente dei certificati del settore privato riferita al 2020 ha una dinamica decisamente più spinta rispetto alla baseline, attestandosi in media, nell’intero periodo di osservazione, su una crescita complessiva del numero di certificati pari al 23%, mentre la componente dei certificati provenienti dal settore pubblico nel periodo osservato del 2020 diminuisce dell’8% rispetto al valore 2019, in quanto la riduzione del numero di certificati nelle ultime 2-3 settimane è molto sostenuta.
I dati. Nell’anno 2019, – spiega l’Inps in una nota – infatti la quota di ricoveri risulta leggermente crescente nel corso delle prime 7 settimane con un picco pari all’1,9% nel settore privato dal 21 al 28 marzo e dell’1% in quello pubblico, e poi mantiene una sostanziale stabilità nelle tre settimane successive. Nel 2020 invece si parte da un valore stabile nelle prime tre settimane di febbraio, pari all’1,3% nel settore privato e 0,8%-0,9% in quello pubblico, e si osserva un crollo progressivo nelle tre settimane successive fino alla settimana del lockdown (8-14 marzo 2020) dove tale quota tocca un valore minimo pari allo 0,2%-0,3% e poi lentamente risale fino allo 0,5%-0,6%.
Variazioni significative: in particolare, su un totale di 823.000 certificati differenziali nelle dieci settimane del2020 rispetto alle medesime del2019, circa il 90% arriva dalle regioni settentrionali (731.000 in tutto), e più della metà di questi (423.000) sono pervenuti dalla Lombardia, seguono l’Emilia – Romagna e il Piemonte con più di 100.000 certificati in più rispetto ai certificati registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.
La settimana in cui è iniziato il lockdown, cioè quella che va dall’8 al 14 marzo è quella che presenta le variazioni maggiori rispetto alla baseline costituita dal 2019: a fronte di un incremento medio nazionale nel 2020 superiore al doppio (110%), per la Lombardia tale variazione arriva al 176% e rimane sopra al doppio anche nella settimana successiva (+124%). Un andamento simile si registra anche in Piemonte, seppur più attenuato (+136% e 101%) e in Liguria, Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna.
Tra le regioni non appartenenti all’area Nord, – prosegue l’Inps – si registra il raddoppio del numero di certificati presentati nella settimana di inizio del lockdown nelle Marche (+127%),in Abruzzo (+124%), in Toscana (+115%)e in Umbria (+102%), se si osserva tuttavia la variazione complessiva nelle 10 settimane, l’incremento rispetto al dato corrispondente del 2019 in queste regioni non supera mai il 20% (attestandosi addirittura su valori negativi in Calabria ed in Sicilia); ciò a differenza delle regioni del Nord dove tale variazione presenta un valore minimo generalmente intorno al 20%, con una punta del +38% in Lombardia. Fa eccezione il Veneto per il quale la variazione nel numero complessivo di certificati presentati nelle 10 settimane osservate nel 2020 rispetto al 2019 è pari solo al 7%.
Le province che presentano la variazione più elevata sono – conclude l’Inps – Bergamo (+106%), Piacenza (+75%), Cremona (+66%) e Brescia (+60%), mentre c’è Cosenza che registra la variazione più bassa (-13%) ed altre 14 province del Centro Sud che nel complesso delle 10 settimane registrano oscillazioni negative: chiude la serie delle variazioni negative la Capitale per la quale il numero di certificati presentati nei due periodi osservati risultano nel complesso quasi uguali (-0,07%).
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