Le pensioni vigenti all’1° gennaio 2020 sono 17.893.036, di cui 13.862.598 (il 77%) di natura previdenziale e 4.030.438 (il 23%) di natura assistenziale.
Le prestazioni di tipo previdenziale sono erogate, a seguito di versamento di contributi durante l’attività lavorativa, al verificarsi di eventi quali il raggiungimento di una determinata età anagrafica e anzianità contributiva (pensione di vecchiaia e anticipata), la perdita della capacità lavorativa (pensione di inabilità) o la riduzione della stessa (assegno di invalidità) e la morte (pensione ai superstiti o di reversibilità). E’ quanto rileva l’Inps nell’Osservatorio sulle pensioni. Le prestazioni di natura assistenziale – spiega l’Istituto – sono erogate a sostegno di situazioni di invalidità o di disagio economico (prestazioni agli invalidi civili comprese le indennità di accompagnamento e pensioni e assegni sociali).
L’analisi per categoria di pensione. Le prestazioni di tipo previdenziale – spiega l’Inps – sono costituite per il 67,2% da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (57,0%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 6,3% da pensioni della categoria invalidità previdenziale di cui il 53,8% erogato a maschi e per il 26,5% da pensioni della categoria Superstiti che presentano un tasso di mascolinità pari al 12,2%.
I dati. Il 76,7% delle pensioni di anzianità/anticipate – prosegue l’Istituto – sono erogate a soggetti di sesso maschile, mentre tale percentuale si abbassa al 36,4% per le pensioni della sottocategoria vecchiaia. Anche nell’invalidità previdenziale c’è una distinzione per genere nelle sottocategorie; infatti – prosegue l’Inps – le due tipologie di prestazione istituite dalla legge 222/84 presentano una preponderanza del genere maschile e precisamente il 66,5% per l’assegno di invalidità e il 70,8% per la pensione di inabilità; mentre le pensioni di invalidità decorrenti prima della suddetta legge avevano un tasso di mascolinità del 31,9%, dovuto naturalmente all’età elevata dei titolari di queste prestazioni e alla maggiore longevità delle donne.
Le prestazioni di tipo assistenziale – si legge nella nota – sono costituite per il 19,8% da pensioni e assegni sociali di cui il 36,9% erogate a soggetti di sesso maschile, il restante 80,2% delle prestazioni sono erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità, di queste ultime l’indice di mascolinità è del 40,9%.
Le sottocategorie. Il 43,1% di pensioni e assegni sociali – evidenzia l’Inps – hanno avuto origine da una pensione di invalidità civile; ne deriva che le prestazioni legate all’invalidità sono 3.577.045 e costituiscono l’88,8% del complesso delle prestazioni assistenziali. La prestazione di maggior rilievo è l’indennità di accompagnamento per invalidi totali che rappresenta il 46,4% della totalità delle prestazioni e costituisce più della metà (53,5%) dell’importo complessivo annuo in pagamento.
Aumenta la presenza delle donne. Le prestazioni di tipo assistenziale presentano un tasso di mascolinità costantemente inferiore al 50%; la causa di questo fenomeno – sottolinea l’Inps – può essere attribuito ad una maggiore presenza delle donne nelle classi di età avanzata (con maggior rischio di invalidità) e a una contestuale maggiore esposizione alla povertà (molte donne in età avanzata non hanno avuto versamenti sufficienti per la maturazione di una prestazione previdenziale). Fanno infatti eccezione le indennità di frequenza ai minori, le indennità di comunicazione e le pensioni agli invalidi totali che vengono erogate a soggetti con meno di 65 anni.
Per le pensioni previdenziali liquidate nel 2019, si notano percentuali sul totale delle categorie di pensione pari rispettivamente al 57,7% per le pensioni di vecchiaia, al 9,3% per quelle di invalidità previdenziale e al 33,0%quelleai superstiti. Nell’ambito delle prestazioni di tipo assistenziale – conclude l’Inps – si rilevano percentuali sul totale pari a 3,65% per gli assegni sociali e a96,35% per le prestazioni di invalidità civile.