I primi sei mesi del 2019 sono stati un semestre nero per i lavoratori metalmeccanici lombardi. Le tute blu coinvolte dagli ammortizzatori sociali sono aumentate del 71%, toccando quota 16.502 rispetto alle 9.647 degli ultimi sei mesi del 2018, registrando anche un aumento drammatico del 189% del numero di licenziamenti.
Una situazione complicata che rischia di aggravarsi ulteriormente per via del rallentamento prolungato della Germania, paese con cui l’Italia ha segnato nel 2018 un interscambio commerciale record di 128 miliardi, gran parte dei quali registrati in Lombardia.
Le imprese metalmeccaniche lombarde sono ben inserite nella catena globale del valore e
nell’economia tedesca alla cui salute sono legati numerosi nostri posti di lavoro e che rappresenta il nostro principale mercato di sbocco soprattutto per quanto riguarda la produzione di semi-lavorati, macchine utensili e componentistica auto, in sofferenza anche per i problemi
dell’automotive, che l’affare diesel gate riemerso ieri con la condanna dei dirigenti VW rischia di complicare ulteriormente.
Lo stallo tedesco rischia quindi di tradursi in ulteriori rallentamenti produttivi e di acuire problemi occupazionali oltre ad annebbiare il futuro della nostra industria visto che i prodotti spediti in Germania hanno alto valore aggiunto e grande contenuto tecnologico in grado, quindi, di dare spinta al nostro tessuto industriale e sociale. Ecco perché il nuovo Governo deve rimettere il lavoro, l’industria e gli investimenti al primo posto dell’agenda politica occupandosi anche di accompagnare le transizioni verso produzioni più sostenibili da cui potremo guadagnare tanto in termini di impatto ambientale che di creazione di nuovi posti di lavoro.