Negli ultimi anni si sono consolidati alcuni punti di forza del settore manifatturiero italiano, motore del successo del made in Italy all’estero grazie all’apporto di 2 milioni di addetti che lavorano nelle piccole imprese. È salita la produttività e l’offerta del made in Italy nel mondo è caratterizzata per un maggiore orientamento alla qualità. A farlo sapere è l’Ufficio Studi Confartigianato attraverso un’elaborazione sui dati Eurostat. Le piccole imprese manifatturiere italiane – spiega Confartigianato – sono leader europee per esportazioni dirette. Il comparto manifatturiero partecipa ai processi di crescita grazie ad un maggiore dinamismo del valore aggiunto e una elevata propensione all’innovazione.
L’occupazione. La manifattura, inoltre, fornisce un apporto decisivo alla crescita dell’occupazione nell’ultimo quinquennio, dopo due cicli recessivi che hanno complessivamente fatto perdere, tra il 2008 e il 2013, oltre un milione di posti di lavoro. Nella fase di ripresa – prosegue Confartigianato – la domanda di lavoro delle imprese manifatturiere italiana è risultata più dinamica di quella rilevata negli altri maggiori paesi dell’Unione europea.
Il confronto. Tra metà 2014 e metà 2019, l’occupazione manifatturiera in Italia è salita del 4,6%, ritmo superiore al +3,2% della Germania, mentre la Francia e Regno Unito – precisa Confartigianato – segnano una riduzione dell’occupazione manifatturiera, rispettivamente dello 0,6% e dell’1,4%. In Italia la performance dell’occupazione manifatturiera è migliore della media di tutti i settori (+4,1%).
I dati. Anche nell’ultimo anno cresce l’occupazione manifatturiera, registrando un aumento dell’1,1%, superiore al +0,4% della media dell’Unione europea. L’Italia fa meglio di Germania (+0,8%), Regno Unito (occupazione invariata), Spagna (+0,8%) e della Francia (-2,1%). In quest’ultimo anno – continua Confartigianato – la manifattura italiana fa meglio anche dei paesi emergenti dell’Ue con una elevata vocazione manifatturiera e caratterizzati da un maggiore dinamismo nel lungo periodo: nell’ultimo anno la Polonia fa +0,5% e la Romania -0,1%.
L’apporto alla crescita economica. Nell’arco dei cinque anni esaminati – conclude Confartigianato – il valore aggiunto dell’intera economia è salito del 5,1%, crescita trainata dalla manifattura che registra un aumento dell’11,4%, superiore al +4,5% dei servizi, mentre le costruzioni registrano una flessione dell’1,7%.