La FIM ha vinto il contenzioso legale contro la IMA S.p.a (Industria Macchine Automatiche) della famiglia Vacchi, in seguito alla firma dell’accordo, con la sola firma della Fiom – che in IMA ha la maggioranza degli iscritti – che di fatto aveva cancellato la flessibilità in ingresso a lavoro di 2 ore (dalle 7.00 alle 9.00) prevista dal contratto aziendale del 2021, firmato da Fim, Fiom, Uilm e azienda, riducendola di mezz’ora. Lo ha comunicato in una nota Roberta Castronuovo, Segretaria generale Fim Cisl Emilia Romagna spiegando che la causa legale promossa dalla FIM contro IMA S.p.a si è resa necessaria dopo aver tentato in ogni modo di evitarla attraverso la ricerca di soluzioni negoziali, per salvaguardare e tutelare gli interessi dei lavoratori e degli iscritti alla FIM, che con la sola firma di un’organizzazione sindacale che aveva di fatto ridotto la flessibilità in ingresso di mezz’ora.
Un atteggiamento quello dell’IMA che avrebbe potuto creare, grazie alla compiacenza di una parte del sindacato, un precedente non solo in IMA S.p.a. ma aperti un vulnus rispetto alla possibilità di poter rimettere in discussione un accordo, anche con la sola firma di un’organizzazione sindacale. Finalmente, dopo diversi mesi l’11 luglio 2023 si è tenuta la prima udienza in tribunale di Bologna e il giudice ha proposto alle parti la ricerca di un possibile accordo, che come FIM abbiamo condiviso. La mediazione proposta dal giudice, accoglie le richieste della FIM reintroducendo le 2 ore di flessibilità in ingresso, per gli iscritti alla FIM, pur mantenendo la flessibilità decurtata di mezz’ora.
Una grande vittoria per la FIM, perché ove fosse necessario, sancisce due principi democratici e cioè: che nessuna azienda, usando strumentalmente la sigla sindacale più rappresentativa può togliere ai lavoratori un diritto sottoscritto unitariamente e ancor più agli iscritti alla FIM, e che le aziende devono rispettare gli accordi che sottoscrive con tutte le organizzazioni sindacali.