È un appuntamento annuale quello di OrientaGiovani che Confindustria dedica all’incontro tra studenti e imprese. La XX edizione si è tenuta lo scorso 14 novembre a Catania e, durante il confronto tra centinaia di giovani, imprenditori, dirigenti, startupper, è emerso il problema della distanza tra il mondo della scuola e quello del lavoro: solo il 3,7% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni hanno svolto un’attività occupazionale durante il periodo di formazione.
Per dirla in altre parole, solo 3 giovani su 100 hanno studiato e lavorato contemporaneamente. E questo sarebbe uno delle cause principali della disoccupazione in aumento per i lavoratori tra i 15 e i 34 anni (gli occupati in questa fascia sono infatti diminuiti del 16,3%). Aumentano anche i cosiddetti Neet, ovvero i Not in Education, Employment or Training, giovani tra i 15 e i 29 anni che hanno smesso di studiare e che nemmeno lavorano. In Italia sono 2.250.000 e quasi la metà di loro ha smesso anche di cercare un’occupazione. La situazione appare ancora più grave se confrontata con i numeri della UE dove la media europea di giovani che studiano e lavorano è invece di 12,9%, in Germania del 22,1%, in Gran Bretagna del 18,5%.
Il link scuola-lavoro – Per tutti questi motivi, Fuoriclasse! è stato il titolo scelto per l’incontro di quest’anno che ha visto partecipare a Catania un migliaio di studenti, tra cui anche ragazzi degli ultimi anni del liceo e degli istituti tecnici, più quelli collegati in streaming da tutta Italia in un’edizione a tutti gli effetti 2.0. Come ha spiegato Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per l’Education, in un’intervista al Sole 24 ore, “Fuoriclasse! significa sì evidenziare l’importanza del merito e del talento, ma anche portare letteralmente i giovani fuori dalla classe e dentro l’azienda, promuovendo quell’alternanza di scuola e lavoro che è da tempo uno dei temi principali di Confindustria”. Studio e lavoro sarebbe dunque la formula vincente e i dati supportano la tesi: secondo un’indagine del Consorzio interuniversitario AlmaLaurea nel 2012 sono stati 56 laureati su 100 a svolgere un tirocinio e chi l’ha svolto ha avuto in media il 12% di possibilità in più di trovare lavoro. Questo vale soprattutto per le professioni medico-sanitarie e per quelle scientifico-economiche. Per quanto riguarda gli studi secondari superiori, la percentuale di studenti che sono stati coinvolti in uno stage è del 42%, percentuale che riguarda, ovviamente, per la maggior parte gli istituti tecnici che i licei.
La nuova legge sull’Istruzione – Cosa si è fatto recentemente per favorire i tirocini? Il Decreto Scuola, divenuto legge a inizio novembre, ha stanziato 6,6 milioni di euro per sostenere le attività di orientamento nell’ultimo anno di scuola superiore di primo grado e dal quarto anno di scuola secondaria superiore con giornate o periodi di formazione in azienda secondo un programma sperimentale che sarà avviato per il triennio 2014/2016. Inoltre è stato stabilito che gli istituti tecnici e le università potranno stipulare con le aziende contratti di apprendistato che regolino i progetti formativi congiunti. Un primo passo che sembra concretizzare le dichiarazioni rese lo scorso settembre al quotidiano Repubblica dal Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza secondo la quale occorre lavorare affinché “alla fine del quarto anno delle superiori uno studente entri in un ateneo o faccia stage in aziende, società, enti pubblici” e affinché “l’Italia non debba mai più sfornare un laureato che a 25 anni non ha mai fatto un lavoro, neppure il cameriere”.