Il progetto Botteghe di mestiere, promosso da Italia Lavoro e organizzato dal programma AMVA (Apprendistato e Mestieri a Vocazione Artigianale), prevede l’individuazione in ciascuna delle 110 province italiane di una “bottega” in uno dei settori dell’economia tradizionale locale a maggior rischio di estinzione, che diventa una “scuola di mestiere”; attraverso l’attivazione di percorsi sperimentali di tirocinio, la Bottega di Mestiere, modello rappresentato da un’impresa singola o da un consorzio di imprese e laboratorio artigianale, si propone di favorire la trasmissione di competenze specialistiche verso le nuove generazioni, rafforzare l’appeal dei mestieri tradizionali, favorire il ricambio generazionale e stimolare la nascita di nuova imprenditoria nel segno del Made in Italy.
Il progetto mette a disposizione una borsa mensile di 500 euro per ogni partecipante, che ha la possibilità di acquisire conoscenze, competenze e capacità per trovare un’occupazione o per avviare un’attività artigianale in proprio. Ogni ciclo di tirocinio prevede l’inserimento in bottega di 10 giovani. Gli aspiranti tirocinanti, interessati a partecipare alle attività di Bottega di Mestiere, possono iscriversi attraverso il sistema informatico. Le aziende vincitrici beneficiano di un contributo di 250 euro mensili per ciascun tirocinante. Per ciascuna bottega, che opera nei territori a livello provinciale, sono selezionati 30 giovani disoccupati o inoccupati che svolgono un tirocinio di 6 mesi.
Nel corso della prima fase del progetto sono state selezionate 62 botteghe, che hanno avviato il primo ciclo di tirocini all’inizio di questo anno e che alla fine coinvolgeranno oltre 1800 ragazzi.
La seconda tornata vede invece la partecipazione di 72 botteghe, di oltre 1400 giovani e di più di 500 imprese, per lo più nei settori della moda e dell’enogastronomia, che vedono l’Italia eccellere nel mondo e nei quali la tradizione si coniuga con lo sviluppo delle tecnologie.
Tra le aziende ammesse al finanziamento per la Bottega ci sono infatti grandi laboratori di sartoria quali Caraceni in Lombardia e Saint Andrews nelle Marche,regione che vede la partecipazione di industrie delle calzature prestigiose come Tod’s e Loriblu.
Per la gastronomia sono presenti il gruppo Amadori, Eataly, Elior Ristorazione SPA, e una moltitudine di “botteghe” forse più piccole, ma comunque depositarie di un’arte che vuole allargare il proprio raggio di azione: dalla cucina chioggiotta ai pistacchi di Bronte, dalla strada del vino d’Alcamo alla panetteria pugliese. Con una bottega attiva nella ristorazione e nell’alberghiero partecipa la Cooperativa Sociale di San Patrignano. Presenti anche i maestri del legno e di antiche arti del metallo o professioni in campo edile, dal Trentino alla Sardegna; in diverse regioni Botteghe dedicate alla valorizzazione del territorio e alla promozione del turismo, oltre ad aziende dedicate alla cura della persona per l’arte dell’acconciatura.
È un segnale di vitalità del nostro tessuto produttivo e di attenzione, da parte delle nostre imprese, nei confronti delle giovani generazioni. A dimostrazione che anche in un periodo di crisi così profonda – mille aziende chiuse ogni giorno nel 2012, è la durissima realtà tracciata da Unioncamere – ci sono realtà imprenditoriali che sanno cogliere le opportunità offerte dal mercato e dalle istituzioni per competere e per crescere.
Secondo il presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro Paolo Reboani “ciò che stiamo realizzando con il progetto Botteghe di Mestiere è un binomio virtuoso, sancito dalla riforma dell’apprendistato, tra meccanismi di ingresso nel mercato del lavoro e formazione in azienda, con l’obiettivo di aumentare l’occupazione e accrescere il capitale umano dei giovani. Credo anche che questa iniziativa sia importante per rivitalizzare il tessuto produttivo delle nostre imprese, e per rivalutare il lavoro artigianale che tanto ha contribuito alla diffusione internazionale del made in Italy”.
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