(AGI) – “In attesa di produrre un Testo Unico (Statuto dei Lavori), – semplificato perchè fatto di poche regole universali e sussidiario verso l’autonomia negoziale per tutto ciò che non è obbligato vincolo europeo – e di riportare allo Stato le competenze in materia di lavoro, sono necessarie misure urgenti per incoraggiare la propensione ad assumere e dare più protezione attiva ai senza lavoro”, è la premessa di Maurizio Sacconi, alla proposta di riforma del Lavoro, presentata da Ncd, e composta di 10 punti.
Punto primo: “eliminare la mobilita’ in deroga e sostituire progressivamente la cassa integrazione in deroga con l’adesione al sistema assicurativo per la protezione del reddito dei lavoratori da parte dei settori oggi esclusi come larga parte del terziario, incluse tutte le aziende dei servizi pubblici locali”.
Punto secondo: “trasformare tutti i sussidi (incluse le forme di cassa integrazione dopo 18 mesi) in dote per il datore di lavoro che assume il sussidiato, automaticamente tenuto ad accettare la prima offerta ‘congrua’ pena la perdita del sussidio, o per lo stesso lavoratore se da luogo ad una attività autonoma”.
Punto terzo: “garantire, attraverso un accordo Stato-Regioni per l’impiego dei fondi europei, il coordinamento dei servizi al lavoro attraverso la fusione di Isfol e Italia Lavoro, il ruolo dell’Inps come tecnostruttura di tutti, un voucher-opportunity a tutti i senza lavoro affinchè lo spendano liberamente presso servizi di orientamento, formazione e collocamento, pubblici e privati, sulla base dell’effettivo risultato occupazionale”.
Punto quarto: “ridurre il cuneo fiscale sul lavoro attraverso le economie della spending revew, a partire dal ripristino delle più favorevoli soglie di detassazione del salario di produttività (6 mila euro di salario e 40 mila di reddito ) e di criteri semplificati”.
Punto quinto: “semplificare la regolazione dei rapporti di lavoro ripristinando le modalità di assunzione introdotte dalla legge Biagi e cancellando le relative correzioni della legge Fornero; eliminando la rigida disciplina delle mansioni; superando il divieto delle tecnologie di controllo”.
Punto sesto: “rilanciare l’apprendistato come fondamentale contratto di ingresso a tutela progressiva, semplificando i progetti formativi e assegnando la certificazione delle competenze acquisite anche ai consulenti del lavoro e alle associazioni di categoria, senza vincoli di omogeneità con il repertorio nazionale delle professioni e con gli standard dei contratti collettivi (con contestuale abrogazione delle relative disposizioni della legge Fornero)”.
Punto settimo: “promuovere l’utilizzo del contratto a tempo indeterminato abrogando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che deve operare solo nei casi di licenziamento discriminatorio, la’ dove per le ulteriori ipotesi di licenziamento illegittimo è tempo che il nostro Paese si posizioni su quanto avviene in tutti gli altri ordinamenti giuridici che prevedono congrue forme di indennizzo del lavoratore”.
Punto ottavo: “semplificare il contratto a termine la cui utilità permane in relazione non solo alle esigenze della stagionalità e della sostituzione di assenze temporanee ma anche a quelle più generali connesse all’incertezza che condiziona il futuro delle imprese”.
Punto nono: “promuovere il libero coinvolgimento dei lavoratori nella vita dell’impresa con particolare riferimento alla partecipazione all’azionariato e agli utili, senza determinare obbligatoriamente confusione nelle responsabilità gestionali”.
Punto decimo: “favorire la contrattazione di prossimità (aziendale, interaziendale, territoriale) e quella individuale (ove assistita e certificata) in modo che, sulla base dell’art. del DL 138/11, possano adattare le regole generali del rapporto di lavoro, definire quote aggiuntive di salario, disporre forme integrative di protezione sociale, assumere la clausola di ricorso all’arbitrato – che va finalmente reso effettivo – alternativo al percorso giudiziale nel caso di contenzioso