Stop ai tirocini, detti anche stage, gratuiti che, anche nel 2020 – complice l’emergenza da Covid – non sono affatto diminuiti, ma continuano a essere proposti come occasione di formazione e per imparare un lavoro. Più che un alt vero e proprio, si tratta della risoluzione adottata dal Parlamento Europeo l’8 ottobre scorso con tutta una serie di raccomandazioni per gli stati che appunto fanno parte dell’Unione Europea.
I giovani sono i più colpiti dalla pandemia. Necessarie alla luce del fatto che, se prima del Covid la Garanzia Giovani ha dato un “impulso a riforme strutturali dei servizi pubblici per l’impiego e dei sistemi di istruzione degli Stati membri”; nonostante l’attuazione sia stata “piuttosto lenta e frammentata”, è anche vero che i giovani sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi economica creata dal virus.
Puntare sulla Garanzia Giovani. Inoltre, come si legge ancora nella risoluzione “un giovane su sei che era occupato prima dello scoppio della pandemia ha perso il lavoro o è stato licenziato, l’orario lavorativo è diminuito quasi di un quarto e i giovani in paesi a basso reddito sono i più colpiti”. Tutta questa situazione, in cui rientrano anche i giovani disabili i più a rischio di esclusione socio-economica, ha portato il Parlamento a condannare “la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti, che costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e dei loro diritti”. Bisogna puntare sulla Garanzia Giovani. Il Parlamento inoltre insiste sul fatto che per ovviare a tutto questo bisogna puntare sulla Garanzia Giovani che deve essere rafforzata “per il periodo di programmazione 2021-2027 mediante un aumento del Fondo Sociale Europeo e concentrazioni tematiche adeguate”.
I dati. Inoltre, sottolinea “che la proposta modificata della Commissione relativa al FSE+ del 28 maggio 2020 prevede l’obbligo, per gli Stati membri che nel 2019 avevano tassi di NEET superiori alla media dell’UE, di assegnare almeno il 15 % delle rispettive risorse del FSE+ in regime di gestione concorrente alle azioni mirate e alle riforme strutturali a sostegno dell’occupazione giovanile nonché dell’istruzione e della formazione professionale, in particolare nel contesto dell’attuazione dei programmi della garanzia per i giovani”. Nelle sue conclusioni già fatte il 21 luglio 2020, il Consiglio europeo aveva deplorato il fatto che tale dotazione sia stata ridotta del 10% il che è “totalmente in contraddizione con l’ambizione dell’Unione di investire nei giovani”.
Conta molto la partecipazione attiva delle istituzioni. Perché tutto questo possa avere davvero una spinta, nella risoluzione si legge ancora che è fondamentale una migliore raccolta dei dati per l’integrazione sostenibile dei beneficiari nel mercato del lavoro e per un uso efficiente della garanzia per i giovani. Ecco perché viene incoraggiata la Corte dei conti europea a elaborare relazioni di follow-up sull’attuazione dei programmi della garanzia per i giovani. Il Parlamento della UE ritiene importante, in tale contesto, che la Commissione conduca uno studio per esaminare il collegamento tra i giovani che occupano posti di lavoro senza protezione sociale e il lavoro precario. Ovviamente, le indicazioni riguardano anche gli stati membri nonché tutti gli istituti, le camere di commercio e dell’artigianato, le organizzazioni giovanili e altre organizzazioni della società civile, comprese le ONG che lavorano con le persone svantaggiate, soprattutto in sede di scambio delle migliori pratiche tra gli Stati membri.
Il Parlamento infatti chiede che le suddette parti interessate siano coinvolte nella progettazione, nell’attuazione e nella valutazione dei programmi della garanzia per i giovani al fine di garantirne l’efficacia. Inoltre, esorta gli Stati membri a migliorare la partecipazione dei partner di cui abbiamo parlato prima, “in particolare delle organizzazioni giovanili, in tutte le fasi della gestione dei programmi della garanzia per i giovani e dei relativi strumenti di finanziamento dell’UE a livello europeo, nazionale e locale; è del parere che i partenariati dovrebbero delineare chiaramente le strutture e i meccanismi per una partecipazione significativa al processo decisionale, compresa la condivisione trasparente delle informazioni”.
Come funziona la Garanzia Giovani. Come si legge sul sito dedicato proprio a questo piano europeo si tratta di un progetto che mira a diminuire la disoccupazione giovanile e che prevede finanziamenti per i Paesi Membri della UE che hanno un tasso di disoccupazione superiore al 25%. Tali finanziamenti vanno investiti in polithce e attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo (Neet – Not in Education, Employment or Training).
Chi usufruisce di Garanzia Giovani. Sono interessati, pertanto i ragazzi tra i 15 e i 29 anni, residente in Italia – cittadino comunitario o straniero extra UE, regolarmente soggiornante – non impegnati in un’attività lavorativa né inseriti in un corso scolastico o formativo. Inoltre, chi usufruisce della Garanzia Giovani non deve fare uno stage né curriculare né extracurriculare in quanto viene considerata una misura formativa. In Italia, lo ricordiamo, c’è la distinzione tra il tirocinio curriculare ed extracurriculare. Il primo viene svolto da chi sta ancora studiando – scuola superiore o università – e non serve tanto a inserire il tirocinante nel mondo del lavoro, ma a farlo apprendere direttamente sul campo attraverso l’alternanza scuola/lavoro. Il secondo, detto di orientamento extracurriculare, è indirizzato a chi è neolaureato e neodiplomato