Il corona virus, o COVID-19 come ormai tutti abbiamo imparato a chiamarlo, ha proiettato il mondo intero in una dimensione nuova alla quale non eravamo preparati o lo eravamo solo in parte. Nonostante gli effetti principali e piu’ importanti siano quelli sulla salute, e’ innegabile che anche il mondo dell’economia in generale e del lavoro ne stiano risentendo in maniera profonda. Tantissimi sono gli aspetti su cui riflettere quando l’emergenza sara’ passata e tutti speriamo che questo avvenga il prima possibile. Uno dei paradossi che stiamo vivendo e’ dato dal contrasto di un mondo che si scopre allo stesso tempo piccolissimo e senza barriere quando si tratta di spostarsi e di fare affari ma ugualmente ancora chiuso e diviso quando si parla dei rimedi posti in essere per fronteggiare le emergenze. E tutti vediamo l’impatto che le due differenti velocita’ stanno causando: il virus si diffonde velocemente e senza confini mentre le misure di contenimento vengono applicate con lentezza e spesso disomogeneita’.
Qual e’ la situazione per il mondo del lavoro? Innanzitutto bisogna fare una breve premessa: gli approcci al mondo del lavoro possono essere semplificati in due macro categorie. La prima improntata al liberismo che privilegia la flessibilita’ e la dinamicita’ del mercato imponendo pochi vincoli agli attori e lasciando la grande parte delle questioni alla contrattazione individuale, per esempio questo e’ il modello di Regno Unito e Stati Uniti. Il secondo approccio invece prevede una maggiore profondita’ di intervento a livello legislativo e un grande rilievo della contrattazione collettiva al fine anche di condividere il rischio tra un maggior numero di soggetti (semplificando: tasse sul lavoro piu’ alte per tutti allo scopo di finanziare e sostenere i casi di difficolta’). Questo approccio viene spesso definito piu’ “protettivo” ed e’ applicato da stati come appunto l’Italia o la Francia.
Qualche riflessione: se in tempi “normali” l’approccio liberale viene considerato piu’ funzionale allo sviluppo economico poiche’ in grado di facilitare l’attivita’ imprenditoriale riducendo i costi e senza imporre eccessivi vincoli, in queste settimane molti stanno toccando con mano l’importanza e l’attualita’ di tutte quelle misure volte ad ammortizzare e distribuire su piu’ attori l’impatto di eventi negativi (appunto i cosi’ detti ammortizzatori sociali). Inoltre il fatto che in Italia il virus sia arrivato prima e che il mercato del lavoro fosse tra quelli piu’ regolamentati fa si che oggi il paese sia piu’ preparato su tante misure di sostegno al reddito e alle imprese che da altre parti si stanno iniziando ad affrontare solo adesso e per la prima volta.
Come funziona negli altri paesi? Sul tema del lavoro da casa: in Francia viene favorito ed incoraggiato, quando questo tuttavia non e’ praticabile il lavoratore mantiene la retribuzione e lo stato se ne fa carico finanziariamente attraverso lo strumento della disoccupazione temporanea. Simile la situazione anche in Spagna dove, in caso di chiusure temporanee per cause di forza maggiore, viene erogata l’indennità di disoccupazione. In Germania, invece, il lavoratore può essere spostato in una sede di lavoro senza rischi o assegnato a mansioni diverse, anche se inferiori.Per quanto invece riguarda l’accudimento dei bambini nel caso di chiusura delle scuole, per i genitori che non possono lavorare da casa in Francia esiste la possibilita’, per uno solo tra il padre e la madre, di richiedere un certificato medico che al momento prevede una durata massima di 20 giorni. Nella stessa situazione, invece, per accudire i figli i genitori residenti in UK possono contare solo su congedi non retribuiti.
Un altro aspetto che tutti conoscevano ma che sta adesso dimostrando tutta la sua rilevanza e’ la dicotomia che esiste tra lavori maggiormente tutelati e lavori che lo sono poco o per nulla. Se a questo si aggiunge la variabile della possibilita’ o meno di svolgere una certa attivita lavorativa da remoto, va da se che il Covid19 stia mettendo a dura prova la tenuta del sistema e se l’emergenza dovesse durare a lungo potrebbe trasformarsi nella miccia di una situazione socialmente esplosiva. Nell’ebrezza data dallo sviluppo tecnologico e dalla stabilita’ che abbiamo vissuto fino a poco tempo fa, moltissimi di noi che di mestiere si occupano del mondo del lavoro hanno teorizzato probabili scenari futuri convergendo su contesti sempre piu’ improntati al self-employement e ad un indebolimento del concetto di “dipendenza” a favore della “proprieta’ di competenze” da scambiare sul mercato del lavoro secondo la dinamica di domanda e offerta. Non dico che il Corona virus avra’, tra gli altri, anche l’effetto di arrestare questo processo ma di certo ha mostrato a tutti che in certi casi abbiamo costruito delle strutture senza le dovute impalcature e sara’ pertanto necessario porre rimedio.