Ci sono persone che cambiano vita a trenta, quarant’anni: decidono di ‘voltare pagina’, s’iscrivono a un corso o a una scuola e iniziano un nuovo capitolo della loro vita. Tante volte, da questa rubrica di Kongnews, abbiamo raccontato le loro storie. Poi, però, ci sono persone che iniziano a lavorare sui propri sogni molto giovani. Persone che fin da bambini hanno ben chiaro in mente quale sarà il loro futuro, perché il mestiere che svolgono non è un mestiere tradizionale, ma un’arte che si apprende dalla tenera età. È il caso di Gabriele Corrado, classe 1986, di professione: ballerino.
Una passione precoce – “La mia storia è un po’ particolare – mi racconta Gabriele, oggi ballerino solista del Le Ballets de Montecarlo -. Ho iniziato a studiare danza, come molti, fin da piccolo. A sette anni, dopo scuola, frequentavo la scuola di danza del paese in cui vivevo nel Salento. Volevo fare danza, anche perché mia sorella prendeva lezioni di danza nella stessa scuola. Poi, qualche anno dopo, durante uno stage organizzato nella mia scuola, un maestro mi notò e suggerì ai miei genitori di portarmi alle selezioni per l’Accademia alla Scala di Milano”.
Il cuore del Dipartimento Danza, diretto oggi da Frédéric Olivieri, è costituito dalla Scuola di Ballo, fondata nel 1813 dall’impresario Benedetto Ricci. Chiamata “Imperial Regia Accademia di Ballo” fino alla caduta di Napoleone, nacque con l’obiettivo di mettere a disposizione dei coreografi scaligeri dei ballerini che fossero interni al Teatro, per rendere più agili gli allestimenti degli spettacoli di danza. All’inizio gli allievi erano in 12: otto femmine e quattro maschi. Dal gennaio 1998 la Scuola, dopo 185 anni di vita in Teatro, si trasferisce in una nuova sede, dotata di attrezzature e materiali all’avanguardia e oggi conta 190 allievi.
I primi ostacoli – Gabriele supera l’esame d’ammissione, arriva addirittura tra i primi selezionati, e cambia vita in un attimo: “Era la prima volta che vivevo in una grande città. Prima passavo i pomeriggi in bicicletta tra gli uliveti e invece a Milano c’erano i tram, il traffico, c’erano le lezioni di danza e la scuola, ma soprattutto c’era la nostalgia di casa. Non ero pronto a cavarmela da solo”. Gabriele allora aveva solo 11 anni e dopo un mese decide di tornare dalla propria famiglia.
L’anno successivo, spinto da una forte passione, ci riprova: “La direttrice, che allora era Anna Maria Prina, decide di riammettermi. Ma anche questa seconda occasione mi sfugge di mano: entro in un collegio maschile, l’unico presente a Milano, mi alzo ogni giorno alle 5 del mattino, devo lavare da solo i miei vestiti che uso per andare in accademia, mi devo adeguare a pasti unici per enormi camerate, insomma la vita non è semplice. Così, dopo diversi mesi, ritorno a casa deciso a chiudere il capitolo “Scala”.
Passano gli anni e Gabriele continua a studiare danza: stages in Croazia con importanti maestri e continue lezioni nella sua prima scuola. A sedici anni decide di riprovare la trasferta: “Alla fine ce l’ho fatta – mi racconta -. Ero cresciuto e, anche se erano forti i sacrifici, riuscivo a gestire da solo la mia nuova vita, imparando anche a vivere lontano dal mare, dal cielo blu, dai sapori particolari dell’aria della mia terra. La passione ha vinto su tutto”.
Il corso alla Scala – Alla Scala studia danza classica, carattere, danza contemporanea e moderna. Ogni anno partecipa allo spettacolo finale degli allievi e ogni anno supera l’esame di ammissione alla classe successiva: “E’ un po’ come un’accademia militare. La Scala t’insegna rigore e disciplina, ma ti prepara anche ad affrontare tutte le sfide che il mondo del lavoro ti presenterà. La danza del resto non fa sconti a nessuno, su un palco non ti puoi nascondere”.
La Scuola scaligera, che ha una durata di otto anni, consente di ottenere un diploma dalla duplice specializzazione in danza classico-accademica e danza moderno-contemporanea, che garantisce l’acquisizione di un ampio repertorio. Nel corso dell’attività didattica, poi, gli allievi vengono chiamati a partecipare ai più importanti titoli della stagione scaligera e ciò consente loro non solo di ritrovare sul palcoscenico del Piermarini ex compagni, ormai divenuti famosi, ma anche di danzare al fianco di grandi étoile.
Nel 2005 Gabriele si diploma e il direttore del Corpo di Ballo della Scala, all’epoca in carica, Frédéric Olivieri, gli propone di restare: “Avevo una sorta di venerazione per questo tempio della danza e, anche se mi sarebbe piaciuto provare a ballare all’estero, ho deciso di restare”. Gabriele balla per sette anni a Milano, diventa solista del corpo di ballo, ma interpreta i ruoli di primo ballerino, al pari di grandi étoile come Roberto Bolle e Massimo Murru: “Ho pianto – ricorda – vedendo ballare Alessandra Ferri, una ballerina che ammiro profondamente e con la quale ho sempre sognato di ballare”.
Il futuro è fuori dall’Italia? – Lo scorso anno poi ha deciso di sfidare la sorte: “Ho ricevuto diverse proposte in America e poi una importante a Monte Carlo da Jean-Christophe Maillot, il direttore della Compagnia dei Ballets de Montecarlo. Così ho chiesto un’aspettativa alla Scala per valutare cosa fare e per mettermi alla prova in una nuova realtà”.
All’estero, mi spiega Gabriele, ci sono più attenzioni nei confronti delle stagioni teatrali: “Anche in provincia e nei piccoli teatri c’è sempre il tutto esaurito con eccezionali titoli in cartellone. In Italia abbiamo degli autentici gioielli, forse i teatri più belli al mondo, c’è poco budget, tanti professionisti ma poche date. La Scala occupa sempre un posto importante nel mio cuore; credo, però, sia giunto il momento di riflettere con estrema lucidità prima di decidere se tornare o restare all’estero per raggiungere le soddisfazioni professionali cui aspiro”.
Chiedo a Gabriele cosa si aspetta da questa intervista: “Il messaggio che vorrei trasmettere ai giovani – mi dice – è che nella mia vita sono riuscito ad affrontare qualsiasi ostacolo e difficoltà, ascoltando unicamente la mia passione. Ognuno di noi ha un talento dentro di se’, ma bisogna essere capaci di riconoscerlo e coraggiosi di rivelarlo, qualunque esso sia. Senza forzature e nella maniera più naturale possibile”.
Per saperne di più – www.accademialascala.it