“Non si decide di svolgere la professione di pilota. Pilota si nasce, o al massimo lo si diventa per passione, come è successo a me che passavo i pomeriggi a guardare nel cielo gli aerei militari sfrecciare sopra la mia testa”. Emilio Mischiati è Chief of Airbus Flight Operations di Alitalia, una figura manageriale di gestione di tutti i piloti che volano sugli aerei Airbus di medio-lungo raggio della compagnia di bandiera.
“Ho sempre affrontato questo mestiere come un sogno e posso dire di aver assecondato la mia passione in ogni sua declinazione: prima come pilota militare, poi come istruttore, come pilota di linea e oggi anche come comandante di tanti piloti”.
Gli inizi in accademia militare – Il comandante Mischiati per vent’anni è stato, infatti, un pilota militare: ha frequentato l’Accademia Aeronautica e ha svolto molte missioni all’estero, oltre a esser stato istruttore negli Stati Uniti. “Essere pilota di un aereo militare è come volare in Formula Uno – racconta Mischiati -. Il pilota civile, invece, si occupa principalmente della gestione del volo per la propria compagnia e prende un impegno di sicurezza con i propri passeggeri. Sono due attività molto diverse tra di loro”.
Nel 1996 il comandante entra in Air One. Dieci anni dopo diventa direttore delle operazioni volo e, nel dicembre dello scorso anno, passa ad Alitalia dove oltre che a essere pilota della Compagnia è anche Chief of Airbus Flight Operations.
Ora il comandante Mischiati gestisce quasi un migliaio di piloti: “E’ molto importante il mio nuovo compito ed è anche un modo innovativo con cui l’azienda ha deciso di avvicinarsi ai dipendenti. Il mio lavoro, oltre a quello di pilota, è anche di ascolto e risoluzione dei problemi. È essenziale creare un rapporto costruttivo con i proprio piloti, così da poter venire incontro a diverse esigenze. Il nostro è un mestiere in cui, per esempio, non si possono avere tutti le ferie a Natale o a Ferragosto, perché se no, il resto dei cittadini resterebbe a terra. Ecco, è necessario allora, imparare a confrontarsi in team per risolvere problemi e inconvenienti”.
Il mercato e i giovani – “Vista la crisi del settore, oggi in Italia è molto rischioso voler intraprendere la professione di pilota, non militare. Le compagnie, infatti, richiedono sempre un minimo di esperienza e per molti ragazzi, anche se preparati e con i relativi studi portati a termine, la più grande preoccupazione è quella di ottenere delle ore di volo per poter scrivere sul curriculum di aver svolto un primo impiego”.
Per questo per molti una soluzione è quella di spostarsi all’estero in cerca di un primo lavoro: “Nei paesi emergenti, in India come in Cina, è possibile crearsi un primo background, in modo tale da poter poi rientrare in Italia come piloti di linea”.
La giornata di lavoro – “In questo tipo di attività s’impara dai passeggeri – racconta il comandante -, dai colleghi, dagli allievi e anche dalle temperature atmosferiche. Insomma, ogni viaggio è diverso e a ogni tratta s’impara qualcosa. Non ci si annoia mai”.
In 35 anni di carriera Mischiati ha volato praticamente ovunque nel mondo: “Il paradosso – spiega – è che poi, appena hai un giorno di ferie, preferisci stare a casa. È un lavoro che ti permette di fare molto il turista, perché comunque i tempi tecnici impongono, dopo diverse ore di volo, di stare a terra e ti capita davvero di girare per moltissime città: questo, però, a discapito anche della famiglia e della propria vita privata. È importante riuscire a trovare e avere al proprio fianco una persona che comprenda fino in fondo questo lavoro”.
Per saperne di più – www.aeronautica.difesa.it, www.enac.gov.it