Secondo quanto riportato dalla stampa statunitense, Google avrebbe accettato in questi giorni di pagare quella che si appresta ad essere la multa più salata mai commiata nell’ambito della tutela online dei diritti di minori. La Federal Trade Commission avrebbe infatti imposto a YouTube, la piattaforma video di Alphabet-Google, una sanzione compresa tra i 150 e i 200 milioni di dollari, in seguito alla violazione da parte di quest’ultima della legge americana sulla privacy dei minori di 13 anni.
L’accusa mossa dalla Ftc, l’agenzia governativa statunitense preposta alla tutela dei consumatori e al rispetto della libera concorrenza, risale in realtà al mese di luglio, quando il Washington Post aveva già reso nota l’esistenza di trattative in corso tra la Ftc e Google. A determinare l’intervento della Federal Trade Commission sono state infatti le violazioni da parte di YouTube del Children’s Online Privacy Protection Act, la legge americana di tutela della privacy dei minori, che impone il divieto di tracciamento e targeting di bambini al di sotto dei 13 anni. La piattaforma video più famosa al mondo avrebbe infatti raccolto impropriamente i dati degli utenti minori di 13 anni, utilizzandoli poi per proporre loro pubblicità mirate senza chiedere il consenso dei genitori, obbligatorio invece per legge. Il Washington Post inoltre ha specificato – come si legge su Adnkronos – come il provvedimento della Ftc arrivi solo dopo “anni di reclami sporti contro YouTube da parte di associazioni a difesa della privacy”.
L’accordo è stato approvato dalla Ftc con tre voti favorevoli e due contrari ed è ora nelle mani del Dipartimento di Giustizia per la revisione. Secondo Politico (uno dei primi siti a riportare la notizia), l’esito finale verrà comunicato questa settimana, ma, stando alle fonti americane, la sanzione dovrebbe aggirarsi tra i 150 e i 200 milioni. Si tratterebbe di una multa esemplare, ben più cospicua delle sanzioni fin ora imposte in questo ambito. A detenere il triste record era stato fin ora il portale Musical.ly (oggi TikTok) che nel febbraio 2018 ha dovuto pagare 5,7 milioni per non aver richiesto per tre anni l’età dei suoi utenti al momento dell’iscrizione. Tuttavia, il presunto patteggiamento milionario accordato al colosso del web dalle autorità non sarebbe adeguato secondo diverse associazioni. Tra i meno soddisfatti, Katharina Kopp, vicedirettore del Center for Digital Democracy, ha sottolineato come – si legge su Corcom – “un importo di 150-200 milioni sarebbe terribilmente basso, considerando la natura eclatante della violazione”, definendo sarcasticamente il provvedimento “un efficace riconoscimento dell’impegno di Google nella raccolta massiccia e illegale di dati di minori”.
Anche in Italia è alta l’attenzione sull’argomento. Non appena diffusa a fine luglio scorso la notizia delle violazioni commesse da YouTube, il Codacons ha infatti fatto sapere di aver presentato un esposto al Garante della privacy. Intervistato da Adnkronos, il presidente Carlo Rienzi, ha ricordato come già in passato l’associazione dei consumatori avesse più volte denunciato gli abusi di YouTube nella gestione dei video destinati ai minori. “Ora – ha aggiunto Rienzi – a seguito della violazione della privacy dei bambini accertata negli Stati Uniti, vogliamo che anche in Italia siano avviate indagini sul comportamento della società”. Spetterà quindi al Garante valutare la presenza e l’entità delle infrazioni e nel caso stabilire un’adeguata sanzione. Intanto, dagli Usa, in attesa del comunicato ufficiale del Dipartimento di Giustizia, YouTube cerca di correre (per quanto possibile) ai ripari, lanciando proprio nella scorsa settimana YouTube Kids, una versione del sito dedicata ai bambini fino ai 14 anni. La nuova piattaforma, infatti, grazie alla selezione ad hoc dei contenuti e alla possibilità per i genitori di deciderne diverse caratteristiche, mirerebbe proprio a garantire maggior tutela per gli utenti più piccoli.