Stabilire un rinnovato sistema di formazione dei lavoratori e, in parallelo, procedere alla definizione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze che garantisca ai singoli la possibilità di mettere in trasparenza, anche attraverso la blockchain, le esperienze di apprendimento ottenute. E ancora, investire in formazione tecnica, a livello secondario e terziario, per avvicinare l’offerta di lavoro, soprattutto per i “pandemials”, i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, alle nuove esigenze delle aziende.
Numeri, cause ed effetti del mismatch tra domanda e offerta di lavoro sono racchiusi nel focus realizzato da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, intitolato “L’emergenzialità della questione giovanile”, che mette a sistema la scarsa offerta di formazione tecnica – solo 116 gli ITS sul territorio nazionale – con le criticità lamentate dalle aziende in fase di reclutamento e le basse retribuzioni in ingresso dei giovani, che spesso arrivano tardi ad affacciarsi sul mercato del lavoro.
Il risultato è che, nel panorama europeo, l’Italia ha il minor tasso di occupazione degli under 40 (32% rispetto alla media del 41% in Europa), con una contrazione degli occupati in questa fascia d’età che ha toccato i due milioni dal 2011 a oggi. Un trend che permane negli anni e che la pandemia ha contribuito ad acuire, sebbene nel secondo trimestre 2021 siano stati 233.500 i posti vacanti nell’industria e nei servizi, con un costo annuo generato dal mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro che il Censis ha stimato in 21 miliardi di euro, l’1,2% del PIL. Stage, tirocinio e apprendistato possono quindi rappresentare, secondo i dati contenuti nel focus, strumenti di raccordo tra momento formativo e mondo del lavoro, anche in una visione prospettica di rilancio e consolidamento di vantaggi competitivi e duraturi per il Paese. È urgente, pertanto, investire nella promozione delle competenze STEM e nell’istruzione professionale per creare profili facilmente assorbibili dal mercato: colmare il divario che tiene distante chi cerca e chi offre lavoro è necessario sia per rendere più competitive le aziende italiane sia per invertire quella tendenza che vede crescere i Neet e il ricorso ai sussidi pubblici.