(Labitalia) – Demoralizzati e preoccupati, ma poco ‘choosy’ perchè, pur di avere un lavoro e di raggiungere l’agognata indipendenza economica, in mancanza dell’occupazione per la quale si è studiato, tra i laureati ben uno su 3 (32%) sarebbe disposto a fare il commerciante, il 16% l’assistente socio-sanitario e un altro 16% il promoter. E’ quanto emerge da uno studio del Sanpellegrino Campus, condotto attraverso un sondaggio online su un campione di 10.628 ragazzi, laureati e non, per capire quali sono le loro principali problematiche e come immaginano il loro futuro professionale.
Tra gli altri lavori da ‘ultima spiaggia’, i giovani laureati indicano anche l’artigiano (15%), il barman (13%), il cuoco (12%), l’operaio (12%), il meccanico (6%), l’idraulico (6%) e l’agricoltore (2%). Preoccupazione (37%), rassegnazione (16%) e morale basso (13%) sono gli stati d’animo più diffusi tra i giovani di oggi e ben un ragazzo su 3 (il 37%) è stanco di continuare a dipendere e pesare sulla propria famiglia. Infatti, tra i bisogni più sentiti, soprattutto da parte dei laureati, c’è la voglia di essere indipendenti (26%) e trovare una stabilità economica (22%). (segue)
Ben il 38% ritiene di non essere nelle condizioni di esprimere il proprio valore o di poter dare di più alla società (27%). E quasi un ragazzo su due (il 43%) passa a settimana a lasciare e inviare curricula in attesa che si muova qualcosa. Risultato? Per far quadrare i conti, si tagliano le spese superflue (lo fa il 40% degli intervistati) o si sbarca il lunario coi lavoretti saltuari.
Il sondaggio di Sanpellegrino Campus conferma, dunque, che il morale dei nostri giovani è piuttosto a terra. Solo il 2% di loro si dichiara speranzoso, mentre appena lo 0.5% dei laureati si mostra ottimista. E del loro futuro professionale cosa pensano? Il 28% dei giovani oggi non sa se riuscirà a trovare un lavoro dignitoso, mentre il 24% non ha un’idea chiara di cosa farà da grande. Parlando dei laureati, il 27% di loro, invece, non riesce a vedere opportunità di lungo periodo, mentre il 28% è molto pessimista sul proprio futuro lavorativo.
Tra le cose che danno più fastidio, ben il 37% dei giovani – tra cui oltre un laureato su 4 (26%) – non sopporta più di continuare a pesare sulla propria famiglia e non avere certezze sul futuro (22%). Ma a pesare sono anche il non fare niente (19%) e l’impossibilità di pianificare la propria esistenza (14%). Flessibilità (44%) e precarietà (21%), invece, sono le parole che i giovani non vorrebbero più sentire. Le responsabilità maggiori, per quasi 6 ragazzi su 10 (57%), sono delle aziende che non danno opportunità, mentre per il 33% di loro – ben il 41% tra i laureati – le maggiori responsabilità sono delle istituzioni che non sanno trovare alternative. Solo l’8%, infine, incolpa le vecchie generazioni di non volersi fare da parte per lasciare spazio alle nuove.