Secondo dati del World Economic Forum, l’Italia si posiziona al 41° posto su 145 paesi nel mondo, risalendo dalla 69° posizione del 2014, in particolare grazie alla garanzia di quote rosa nei vertici aziendali e nel panorama politico. Il nostro paese registra un indice di 0,725 (dove 0 indica la totale disuguaglianza e 1 la totale uguaglianza tra i sessi): l’Italia colma cioè al 72% circa le differenze di genere relative a tematiche quali la partecipazione e le opportunità economiche, la presenza nel mercato del lavoro e la parità salariale percepita, il numero di donne legislatori e manager ed il numero di donne in professioni intellettuali o tecniche, il grado di istruzione, le aspettative di vita e la valorizzazione politica.
In Italia oggi la popolazione lavorativa femminile è tuttora in percentuale più ristretta di quella maschile (tassi di occupazione rispettivamente del 46,4% e del 64,8%), a causa della tradizione e della cultura del nostro paese, mentre il tasso di disoccupazione è solo lievemente superiore per le donne (13,1% vs 11,5%). Tuttavia si può notare che nel mercato del lavoro italiano le donne stanno crescendo come numero di occupati (+6,2%). Il dato medio nazionale rilevato dall’Osservatorio JobPricing mostra una RAL (retribuzione annua lorda) pari a 29.985€ per gli uomini e pari a 26.725€ per le donne, con un divario di 12,2 punti percentuali a favore dei primi (specularmente, le donne guadagnano il 10,9% in meno dei colleghi maschi).
DIRIGENTI, QUADRI, IMPIEGATI E OPERAI: LE DIFFERENZE TRA I SESSI | Un dato positivo è segnato dall’aumento percentuale da 11,6% nel 2012 a 27,6% nel 2015 delle quote rosa nei Board direttivi delle aziende italiane quotate in Borsa. Dal 2004 ai 2014 le donne sono aumentate sia tra i dirigenti che tra i quadri e sono oggi il 38% degli occupati in posizioni manageriali, anche se continuano ad essere inquadrate in maggioranza come impiegate (58%); gli operai sono nei due terzi uomini, spesso a causa della tipologia di lavoro svolta. Il divario retributivo maggiore si avverte proprio dove maggiore è la concentrazione: gli uomini impiegati guadagnano il 12,4% in più delle colleghe donne. Il gap nello stipendio dei dirigenti è dell’11,9% e in aumento rispetto all’anno precedente, mentre è più contenuto e diminuisce ulteriormente nel caso dei quadri (passa da 5,4% a 5% sempre a favore maschile).
I SETTORI CHE PAGANO MEGLIO LE DONNE | Il Gender Salary Gap più elevato si trova all’interno del settore dei servizi e a quello dei servizi finanziari, mentre nel settore edilizio, del cemento laterizi e ceramica, nel settore del legno, dell’architettura, design e arredamento le donne guadagnano in media più degli uomini. In questi casi è tuttavia determinante la composizione occupazionale: la presenza femminile è molto ristretta (non supera mai il 30%).
IL PESO DEL TITOLO DI STUDIO | Gli ultimi anni hanno visto un cambiamento nel mix della popolazione occupata, con un aumento della quota di donne laureate. Ciononostante gli uomini laureati continuano a percepire mediamente stipendi più elevati del 33% e il divario tra i sessi scende solo quando si paragonano le retribuzioni di persone con titoli di studio più bassi. Una spiegazione può essere data dal fatto che le donne laureate sono mediamente più giovani “ed è per questo motivo che la loro retribuzione media è decisamente più bassa di quella degli uomini. Nei prossimi anni si può prevedere un accorciamento di questo differenziale, se accompagnato dalle cosiddette azioni positive nel mercato del lavoro” come evidenzia il dott. Mario Vavassori, Presidente JobPricing.
LE PROFESSIONI PIU’ REMUNERATIVE | Nel complesso tutte le famiglie professionali presentano una RAL media superiore per gli uomini, con differenze più elevate tra i dirigenti, escludendo il Top Management. Il gap più consistente è legato alle funzioni di staff (amministrazione, finanza e controllo, risorse umane, IT, segreteria e servizi generali), in tutte le qualifiche. Le figure tecniche (prevalentemente riconducibili alle aree della qualità, ricerca e sviluppo, area tecnica e ruoli ad alto contenuto specialistico tecnologico) sono invece quelle meno interessate dalla disparità salariale tra i sessi. Prendendo infine in considerazione delle specifiche professioni, a parità di ruolo tra uomini e donne, solo nel 21% dei casi sono quest’ultime ad avere una retribuzione media più alta.