Una nuova Flm puo’ attendere. L’ipotesi di un sindacato unico, ventilata a più riprese dal leader Cgil Maurizio Landini non ultima quella dal palco del 1 maggio, nel quale confluiscano Cgil, Cisl e Uil, infatti, non sembra al momento fare breccia tra i metalmeccanici di Fim Fiom e Uilm che guardano con una buona dose di scetticismo, a 46 anni dall’unica vera prova unitaria, alla possibilità di ricreare quel fronte comune che dal ‘73 all’’83 porto’ le tute blu, e a traino le confederazioni di Cgil, Cisl e Uil, a sancire un patto di unita’ d’azione.
Le divisioni sul ruolo del sindacato e sulla lettura ‘politica’ della realtà scavano ancora un solco tra le sigle metalmeccaniche. Le prime, eventualmente, a dover sperimentare “dal basso” l’eventualità di una fusione tra categorie. Pesano ancora, e forte, soprattutto per Fim e Uilm, le vicende relativamente recenti legate al contratto ad hoc per Fca, mai riconosciuto dalla Fiom, e, nonostante l’ultimo riavvicinamento, gli anni di accordi separati sui rinnovi contrattuali.
A prendere perciò l’ipotesi con le molle, sia Marco Bentivogli che Rocco Palombella. “Al di la’ degli annunci servono atteggiamenti coerenti. Ci sono ancora cose che ci tengono lontani e distanti. Percio’ la cosa peggiore è fare un annuncio giornalistico”, spiega Bentivogli innervosito da un dibattito solo mediatico. “Io stesso 4 anni ani fa avevo sottolineato la necessità’ di ragionare sul superamento delle ragioni storiche di una divisione tra i sindacati”, dice ancora confermando, non senza una certa ironia polemica il suo scetticismo.
“Certo, mai dire mai, mai disperare. E se davvero si profilasse la possibilità’ di un’altra Flm il palazzo c’è l’abbiamo già che se era per Landini l’avremmo gia’ venduto”, commenta ricordando una vicenda di carte bollate che intercorse tra un piano e l’altro del palazzo di Corso Trieste nel pieno della frattura sindacale successiva al contratto Fca per cui la Fiom voleva di fatto rescindere il contratto unitario di acquisto per poter lasciare la sede.
Divisioni tra sigle, comunque, che la stessa Fiom riconosceanche se “la scomparsa dei partiti tradizionali” renderebbe più’ percorribile l’iter. “Di fronte ad un attacco ai diritti l’unita’ fa la forza come dimostra il ritorno allo sciopero unitario del 14 giugno, dopo 10 anni, e la possibilità, ancora tutta da verificare, che si possa arrivare ad una piattaforma comune sul rinnovo del prossimo contratto dei metalmeccanici”, prosegue il leader,Francesca Re David. Ma a gelare l’apertura Fiom le parole “piu’ realiste” del segretario generale Uilm. “E’ una strada difficile. Ci sono stati percorsi comuni ma da qui a parlare di sindacato unico non so. L’obiettivo è’ complicato. Mi pare che non ci siano le condizioni minime per farlo. Al momento mi sembra solo uno slogan. Più facile dire sindacato unitario su cui abbiamo gia’ fatto esperienza”, conclude Rocco Palombella. (Adnkronos)