In un mondo del lavoro sempre più condizionato dal Covid e dal Green Pass, cosa di fatto è cambiato rispetto a quello che conoscevamo prima? In questo mese di ritorno in ufficio, ormai per molta gente, quali sono le tendenze che stanno emergendo?
A fare luce su tutto questo è stato LinkedIn, social network professionale con la sua ricerca Future of Work Italia, in cui emergono alcuni dati relativi alla percezione dei professionisti italiani rispetto alle preferenze per i diversi modelli di lavoro, le prospettive di carriera in questa nuova fase post pandemica e l’influenza sul proprio stile di vita in questa nuova situazione. Vediamo quali sono.
La maggioranza dei lavoratori preferisce il modello di lavoro ibrido. Dalla ricerca LinkedIn emerge che il 47% dei 1011 professionisti italiani intervistati tra il 18 agosto e il 25 settembre 2021, preferiscono un modello ibrido tra il lavoro in ufficio e il lavoro da casa, il 30% preferirebbe invece lavorare a tempo pieno in ufficio, e quasi il 23% preferirebbe lavorare a tempo pieno da casa.
Le donne preferiscono la modalità ibrida, i più giovani l’ufficio. Andando ad analizzare i dati per genere, sia per le donne che per gli uomini, il modello di lavoro ibrido resta quello preferito anche se a puntare su questo sono in particolare le donne che, con il 52,9% rispetto agli uomini (41,9%) hanno mostrato una maggiore preferenza per questo modello. In questo ambito, considerando le differenze per fascia d’età, è da considerare che la categoria dei professionisti più giovani (fino a 24 anni) è l’unica fascia che preferisce lavorare in ufficio rispetto che lavorare in modalità ibrida.
Per chi ha espresso la preferenza di lavorare da casa (full time o part time) la percentuale più alta (37%) dichiara di preferire il lavoro da remoto per mantenere un migliore equilibrio tra vita personale e lavoro, il 32% dichiara di voler evitare le difficoltà legate al pendolarismo e il 21% dichiara di essere più produttivo a casa rispetto all’ ufficio.
Tra le persone che preferiscono lavorare in ufficio, il motivo principale, per il 44% degli intervistati, risulta essere il piacere di essere circondati da altre persone e colleghi durante l’orario lavorativo, mentre invece il 36% pensa di essere più produttivo lavorando in ufficio. Il 33% trova che la possibilità di cambiare scenario (tra casa e ufficio) possa portare degli indubbi benefici, mentre quasi il 28,5% dichiara di essere più sedentario nel lavorare da casa, fattore che influisce sulla sanità fisica e mentale.
Il 13% dichiara invece di spendere più soldi quando lavorano da casa e quindi di preferire il lavoro in ufficio. In particolare, dalla ricerca emerge che le donne sono molto attente al tema della sedentarietà, infatti il 32,44% dichiara di essere meno in movimento quando lavorano dalla propria abitazione.
L’essere presente in ufficio è un vantaggio per la carriera? Ma non sono solo la routine e l’attività fisica a preoccupare i professionisti italiani rispetto alla prospettiva di lavorare da casa alla riapertura degli uffici. Infatti, il 38% degli intervistati ha il timore che i propri colleghi che hanno scelto di tornare in ufficio possano essere avvantaggiati dai superiori rispetto a chi lavora da remoto, il 31% pensa che la scelta di rimanere a casa possa influire negativamente sul proprio percorso professionale in generale, mentre tantissimi altri professionisti da remoto (il 34%) teme che la qualità delle interazioni con i propri colleghi in ufficio possa peggiorare nel tempo. Esiste anche una parte di lavoratori italiani, il 27,5%, che pensa che lavorando da casa si perderebbero il divertimento del lavoro in ufficio.
Il rientro in ufficio? Sì, ma c’è chi chiede l’orario flessibile e chi cerca posti “sicuri”. Inoltre, già a molti lavoratori è stato richiesto dalle aziende di poter tornare a lavorare in ufficio in maniera più o meno continuativa. Come hanno reagito gli italiani a questa richiesta? Quasi la metà degli intervistati (il 44,5%) ha accettato il regolamento impostato dalla propria azienda e sono tornati o ritorneranno nel posto di lavoro, mentre il 26% hanno chiesto al proprio datore di lavoro di rientrare al lavoro con un orario flessibile, così da poter lavorare part time anche da casa; mentre alcuni (14,7%) hanno chiesto alla propria organizzazione di poter lavorare in un luogo nel quale potessero sentirsi più sicuri.
C’è anche chi, il 12% circa dei partecipanti, sta cercando un nuovo lavoro dove si possa lavorare da remoto full time e l’11,66% stanno considerando di lasciare il lavoro attuale.
C’è anche una percentuale residuale di persone, il 6,7%, che ha dichiarato di aver già lasciato il lavoro perché gli è stato chiesto di tornare in ufficio a tempo pieno, adducendo diverse motivazioni, tra le quali la possibilità di potersi prendere meglio cura dei propri figli (circa il 50% dei partecipanti) o dei parenti anziani (39%); il 42% ha affermato che il lavoro ibrido aiuta loro ad avere un miglior livello di sanità mentale, mentre il 40,6% dice che lavorare da casa, o in un modello ibrido, ha evitato i costi e i fastidi dati dal pendolarismo quotidiano.
Chi inizia oggi è influenzato dalle nuove modalità di lavoro. Infine, la ricerca di LinkedIn ha indagato anche su una particolare categoria di professionisti, ossia chi ha iniziato a lavorare durante la pandemia e i vari lockdown. A tal proposito, circa il 70% degli intervistati ha dichiarato di essere d’accordo sul fatto che i giovani professionisti che hanno avviato la loro carriera durante la pandemia saranno influenzati dai nuovi modelli di lavoro a distanza, e circa il 67% pensa che i membri del proprio team all’inizio della loro carriera abbiano perso l’opportunità, a causa della pandemia, di imparare alcune soft skill tipiche della vita di ufficio (es. empatia, intelligenza emotiva etc.).
“Il rientro in ufficio dopo un così lungo periodo di smartworking più o meno forzato ci sta proiettando in una nuova realtà”, commenta Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia, “dove i professionisti hanno imparato a conoscere i vantaggi e gli svantaggi di diverse tipologie di contesto lavorativo. Dai dati della nostra ricerca emerge che gli italiani si dimostrano un popolo professionalmente molto flessibile, ed apprezzano sia le opportunità di confronto e arricchimento offerte dall’ufficio in azienda, così come la possibilità di avere un migliore worklife balance lavorando da casa. I prossimi mesi saranno fondamentali per assimilare al meglio le nuove regole e vivere in maniera produttiva e felice tutte le possibilità offerte da questo nuovo scenario, supportando il più possibile soprattutto i più giovani ad assimilare nuovi modelli e apprendere le skill fondamentali in ambito lavorativo” ”Stiamo assistendo ad alcune di queste conversazioni su LinkedIn: i nostri membri stanno vivendo uno dei più grandi cambi relativi all’ambiente di lavoro ed è importante che supportiamo i dipendenti per trovare la loro voce in questo nuovo mondo del lavoro, in tutti i settori e luoghi”.
“I dati parlano chiaro, metà dei lavoratori italiani vuole lavorare in modo ibrido, un quarto addirittura in full remote: qui sta la sfida per le aziende, la capacità di costruire davvero un modo di lavorare smart, superando i concetti di orario, timbratura, controllo e costruendo il lavoro per obiettivi” spiega Alessandro Rimassa, fondatore di Radical HR. “Non è facile, lo sappiamo bene: per riuscirci serve un enorme sforzo di formazione per i manager – sui temi della leadership, del feedback e dell’assegnazione degli obiettivi – e per tutti i lavoratori – sui temi dell’auto-organizzazione e della gestione del tempo. Investire in formazione è l’unica soluzione possibile, perché a rischio questa volta c’è la salute delle aziende: le imprese che non implementeranno un lavoro ibrido e un vero smart working perderanno i lavoratori – a partire dai più talentuosi – mettendo a rischio crescita e tenuta dell’azienda stessa. La ricerca di LinkedIn d’altronde parla chiaro: già un quarto dei lavoratori, tra quelli richiamati in ufficio, ha chiesto flessibilità di giorni e di orari: permettere alle persone di superare il contrasto tra lavoro e vita privata e aiutare i lavoratori a sviluppare un vero Life Balance e Wellbeing entrerà, alla pari della retribuzione, tra le cose che permetteranno alle aziende di attrarre e trattenere persone di talento. Mai come ora essere people-centric non è un atteggiamento di moda, ma l’unica strada per costruire aziende con persone felici e, quindi, produttive”.