Non solo turisti e viaggiatori europei, le frontiere italiane sono aperte anche a circa 50mila lavoratori stagionali extracomunitari provenienti da Marocco, Tunisia, Serbia e Montenegro che sono stati ricompresi nella lista dei Paesi a cui l’Unione Europea ha riaperto le porte a partire dal primo di luglio. E’ quanto stima la Coldiretti sugli effetti della decisione comunitaria in occasione dell’atterraggio all’aeroporto di Perugia della prima task force di 110 lavoratori stagionali specializzati provenienti dal Marocco per collaborare nelle aziende agricole in Umbria, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Valle d’Aosta.
Professionalità ed esperienza. Con la riapertura ai braccianti extracomunitari è necessario – sottolinea la Coldiretti – approvare al più presto anche il nuovo decreto flussi senza il quale è impossibile far arrivare in Italia tutto il personale necessario ai lavori stagionali in agricoltura. Si tratta di una possibilità che – precisa la Coldiretti – consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo spesso delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese.
L’apertura delle frontiere ai lavoratori extracomunitari – continua la Coldiretti – avviene a poco piu’ di due settimane dal via libera ai circa 150 mila stagionali comunitari regolari e conferma che la domanda di lavoro nei campi non può essere soddisfatta dalla sola regolarizzazione prevista per decreto perché sono sempre piu’ necessarie esperienza, professionalità e specializzazione per un mestiere che non si puo’ improvvisare.
Il voucher agricolo. In questo contesto – sottolinea la Coldiretti – sono ora anche necessari un piano per la formazione professionale e una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione.
I dati. Viene attualmente ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con 370mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106), bulgari (11261), macedoni (10428) e pakistani (10272) secondo le elaborazioni Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019.
Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – aggiunge la Coldiretti – della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia. Si tratta – continua la Coldiretti – di operai agricoli stagionali qualificati ed esperti che ormai da anni sono impegnati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende agricole.
I permessi di soggiorno. Proprio per affrontare l’emergenza manodopera in agricoltura, su sollecitazione della Coldiretti sono stati prorogati a livello nazionale fino al 31/12 i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta. Inoltre – continua la Coldiretti – è stato ottenuto che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito. Possono dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli – conclude la Coldiretti – anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa.