La soglia di totale esenzione fiscale dei fringe benefit, ossia la componente accessoria della normale retribuzione salariale che le aziende offrono ai propri dipendenti, durante il periodo pandemico è stata innalzata da 258,23 euro a 516,46 euro, ma in modo provvisorio. Una misura prevista a fine estate nel 2020 e poi rinnovata per 2021. La questione, a ridosso della fine dell’anno, è decidere se ritornare alla soglia originaria oppure se rendere strutturale l’esenzione a 516,14 euro. Nella legge di Bilancio 2022 in discussione al Senato ci sono molteplici emendamenti, di diversa e trasversale provenienza politica, che spingono per una stabilizzazione della norma che ha introdotto il raddoppio della soglia di esenzione, a ragione dei tanti vantaggi che ha prodotto.
I fringe benefit in questo anno e mezzo di pandemia hanno dimostrato tutto il loro valore e impatto sociale sia come forma di integrazione al reddito delle famiglie, sia come modello di welfare aziendale semplificato. La disponibilità di oltre 500 euro ha permesso di emettere buoni spesa e acquisto di un valore più ampio con evidenti benefici per le tasche dei lavoratori, per il rilancio dei consumi interni e senza impattare sui costi del lavoro delle aziende, in un evidente periodo di difficoltà.
La palla è ora la Senato che sta discutendo la nuova Legge di Bilancio. “Per rendere finalmente tangibile la tanto auspicata ripresa economica e dare una spinta al mondo del lavoro è ora più che mai opportuno mettere in campo anche strumenti di welfare aziendale a sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie. Il Presidente Berlusconi si era già espresso in materia di welfare aziendale, sostenendolo come modello valido da applicare nel mondo del lavoro. Ora, con le opportunità di rilancio del nostro Paese, proseguiamo in questa direzione; lo abbiamo fatto con il Decreto Sostegni e lo stiamo facendo nuovamente con la Legge di Bilancio, con la proposta di rendere la norma strutturale e non solo legata all’emergenza, innalzando la soglia che non concorre a formare reddito a 516,46 euro.L’azienda deve avere la possibilità di defiscalizzare i benefit e i lavoratori devono beneficiarne senza che questi pesino a livello fiscale. In questo modo oltre a intervenire sul sistema economico, si provvede alla diffusione di politiche di solidarietà. Il welfare aziendale è uno strumento in grado di instaurare un rapporto più umano tra l’azienda e i lavoratori, esprimendo valori che non possono essere sostituiti dalla retribuzione o dagli istituti accessori”. Lo dichiara la senatrice Roberta Toffanin, vicepresidente della Commissione Finanze e responsabile del Dipartimento Lavoro di Forza Italia.
I fringe benefit con la soglia raddoppiata, inoltre, hanno dimostrato un impatto importante anche sul lato del sostegno ai consumi interni. Per l’on. Elena Murelli, componente della Commissione lavoro della Camera dei Deputati, “in una nuova quotidianità fatta di smart working, ammortizzatori sociali e continui cambiamenti, il welfare offre risposte concrete alle esigenze delle persone e assume un ruolo centrale nella vita di imprese e dipendenti con enormi vantaggi per entrambi. Andando anche a sopperire la mancanza o scarsità di servizi offerti dallo Stato. Entra in gioco allora vedere i risultati della normativa attuata nell’art. 112 del cd. Decreto Agosto e dall’art. Art. 6-quinquies del cd. Decreto Sostegni in cui sono stati aumentati ad euro 516,46, a fronte dei precedenti 258,23 euro, l’importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall’azienda ai lavoratori dipendenti, i cosiddetti fringe benefit. Appunto la misura ha innescato consumi aggiuntivi tra 1,6 e 2,5 miliardi di euro. Valore a cui corrisponde un volume Iva compreso tra i 346 e i 547 milioni di euro all’anno, maggior gettito di Iva che compensa, dunque, il mancato incasso dell’Irpef. A fronte di questi dati positivi è importante continuare sulla stessa strada e prolungare o addirittura stabilizzare questa misura che è stata già accolta con estremo favore dal mondo aziendale. Altro aspetto estremamente importante, – chiosa la Murelli – l’incremento del limite del fringe benefit può divenire un’opportunità sotto il profilo economico per il sistema Paese e si stima che se la misura fosse stabilizzata, sarebbe in grado di generare fino a 7,0 miliardi di consumi aggiuntivi al 2023”.
Nei prossimi giorni si entrerà nel vivo della discussione degli emendamenti alla Legge di Bilancio che riguardano il welfare aziendale e le aspettative sulla stabilizzazione della norma sui fringe benefit sono elevate.