“Nel periodo di lockdown abbiamo vissuto interventi normativi che dalla sera alla mattina hanno sconvolto la vita delle persone e delle imprese, non possiamo certo dire la stessa cosa sul green pass. Sono convinto che il Paese è pronto alla sfida e non sia stato colto alla sprovvista con l’introduzione dell’obbligo nei luoghi di lavoro perché le norme contenute nel Dpcm non sono sostanzialmente cambiate rispetto alle scorse settimane, occorre solo buon senso. A giorni sarà in discussione in Parlamento il decreto Fiscale e lì, sicuramente, ci sarà la possibilità di intervenire prevedendo un credito d’imposta ‘ad hoc’ alle imprese che hanno avuto nuovi costi per adeguarsi all’obbligo del green pass sui luoghi di lavoro”.
Queste le parole di Gian Mario Fragomeli (deputato del Partito democratico in commissione Finanze alla Camera), nel corso del webinar dal titolo “Green pass, chiave per la svolte o ulteriore ostacolo per imprese e cittadini?” promosso dalla Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. “Sia alla Camera che al Senato – prosegue Fragomeli – stiamo lavorando per la riforma sulla riscossione, dove siamo riusciti ad inserire la riammissione in termini per i contribuenti decaduti, sull’estensione dei termini di pagamenti delle cartelle esattoriali, chiedendo anche un maggior numero di rate. Tutto questo perché ci rendiamo conti degli effetti della pandemia sui mancati pagamenti”.
Il green pass rappresenta una svolta per il Paese anche secondo Mauro Del Barba (parlamentare di Italia Viva in Commissione Bilancio a Montecitorio), che nel corso del forum ha affermato: “Il cambio di rotta già c’è stato e non va interrotto, il green pass rappresenta uno strumento fondamentale e irrinunciabile per la ripresa dell’Italia. Per quanto riguarda il tema dei controlli bisogna capire che non stiamo ledendo un diritto costituzionale, anzi, con l’introduzione del certificato verde stiamo garantendo il lavoro. Senza questo strumento oggi avremmo le fabbriche chiuse e un mondo del lavoro completamente fermo. Però, in questa fase, risulta necessario proseguire anche con forme di lavoro flessibile. C’è stato un periodo in cui in questo Paese, a causa di un tabù, flessibilità significava lavoro precario, questo tabù era l’articolo 18. Oggi, invece, la flessibilità deve essere associata alla garanzia del posto di lavoro e con le forme di security che abbiamo costruito in questi anni riescono a dare risposte su entrambi i fronti”.
Anche Emiliano Fenu (senatore del M5S in commissione Finanze a Palazzo Madama), è intervenuto sul tema green pass: “Sono del tutto convinto che sia stato essenziale per la riconquista della libertà ed è utile al raggiungimento dalla soglia più alta possibile di vaccinati entro l’anno. Ma dobbiamo occuparci anche del costo dei tamponi. Su questo tema ricordo che esiste un emendamento che consente alle regioni di fissare dei prezzi massimi per i tamponi e i test sierologici”. Sul mercato del lavoro Fenu ha osservato che “è possibile prendere in considerazione i sistemi flessibili, ma l’obiettivo deve sempre essere quello di puntare a contratti a tempo indeterminato. Non dimentichiamo che l’eccesso di flessibilità ha creato nuovi poveri, nonostante fossero lavoratori dipendenti”.
Secondo Luca Pastorino (deputato di Liberi e Uguali in commissione Finanze) “se il green pass permette la ripresa delle attività secondo standard giudicati sicuri e, quindi, consente la ripresa di quasi tutte le attività, è sicuramente questa la strada da seguire. Gli elementi di criticità sono stati segnalati da imprese e cittadini, ma è anche evidente che il saldo di queste operazioni è largamente positivo, così come sono efficaci le riaperture di musei, cinema, teatri e degli spazi dedicati alla socialità. Mostrare il certificato verde nei luoghi di lavoro rappresenta una garanzia per il futuro”.
Perplessità sono emerse sul fronte dei professionisti come ha sottolineato da Giusto Balletta (Odcec di Palermo): “I tempi con cui sono stati approvati i decreti legge sul green pass rappresentano un grosso ostacolo ad un’applicazione lineare e tempestiva della norma. In particolare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è composto da 103 pagine, 6 allegati e soprattutto integrazioni e modifiche a 19 leggi tutt’ora esistenti. Sicuramente ricevere un provvedimento di questo tipo, a due giorni dalla scadenza, ha creato una serie di problematiche nei processi di adeguamento alla legge e in particolare professionisti, lavoratori e aziende hanno registrato nuovi costi. Ci aspettiamo, pertanto, da governo e Parlamento, ristori in grado di ammortizzare le spese, sperando che questa formula emergenziale non vada oltre il 31 dicembre prossimo”.
Sulla scelta del governo è intervenuto anche Paolo Longoni (consigliere di amministrazione della Cnpr): “Sin dall’inizio ho molto apprezzato l’impostazione che è stata data alla questione del green pass, che non è uno strumento coercitivo ma anzi ci rende più liberi. Qualcuno dimentica che 4 milioni 700mila italiani si sono contagiati e, purtroppo, 130mila persone sono morte. Questi sono numeri da guerra mondiale e in situazioni così emergenziali il certificato verde risulta fondamentale per superare la crisi pandemica soprattutto per far ripartire il mercato del lavoro. Sottile – ha evidenziato Longoni – è la linea di confine tra flessibilità e precarietà, in questo nuovo assetto post pandemico occorre individuare il compromesso giusto per garantire tutele ai lavoratori, evitando che sistemi flessibili si trasformino in un modo per aumentare il precariato, così come avvenuto negli ultimi anni”.
Fonte: Agenzia Dire