(Labitalia) – In Italia ci saranno più di due cuochi per ogni operaio, con la crisi che ha cambiato profondamente le aspirazioni dei giovani e ha provocato il crollo delle iscrizioni agli istituti professionali con indirizzo industriale, scese al minimo storico rispetto al boom delle scuole di enogastronomia, turismo e anche agraria. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulle iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie, nell’anno scolastico 2013/2014.
Quest’anno – sottolinea la Coldiretti – si sono iscritti alle prime classi degli istituti professionali per le produzioni industriali, la manutenzione e l’assistenza tecnica appena 21.521 giovani, pari a meno della metà di quelli che hanno optato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, che sono stati 46.636, mentre sono salite a 13.378 quelle agli istituti professionali e tecnici di agraria.
Quasi uno studente neoiscritto alle scuole superiori su 10 ha scelto gli istituti professionali dedicati all’enogastronomia e all’attività alberghiera per i quali negli ultimi anni – continua la Coldiretti – si è registrata una escalation senza freni tanto che oggi rappresentano oltre il 9% dei totale dei 515.807 giovani iscritti al primo anno delle scuole secondarie. Complessivamente – precisa la Coldiretti – oltre la metà dei giovani iscritti al primo anno (49%) ha scelto il liceo, il 31,4% gli istituti tecnici ed il restante 19,6% gli istituti professionali.
La tendenza a privilegiare l’alimentazione con sbocco lavorativo è confermata anche dai livelli superiori di istruzione, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base di una ricerca Datagiovani relativa agli effetti della recessione sugli atenei italiani nel periodo dal 2008 a oggi. Le iscrizioni alle facoltà di scienze agrarie, forestali e alimentari hanno fatto registrare la crescita più alta nel periodo considerato con un aumento del 45%, mentre l’ultimo gradino è occupato da ingegneria industriale (19%).
Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale, confermata anche dai risultati di un sondaggio Coldiretti/Ixè, secondo il quale il 54% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13%). E anche che il 50% degli italiani ritiene che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro, mentre solo l’11% ritiene che l’operaio possa avere sbocchi occupazionali. D’altra parte, il 79% degli Italiani sostiene che in futuro in Italia ci sarà un numero minore di fabbriche secondo l’indagine. Per questo – continua la Coldiretti – l’88% degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all’università sulla valorizzazione del Made in Italy.
I giovani – conclude la Coldiretti – hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per l’Italia che per crescere deve tornare a fare l’Italia e puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina.