A 35 giorni dalla scadenza (30 novembre 2020) entro cui AM InvestCo ha facoltà di recedere dal contratto di affitto previsto dall’accordo del 4 marzo, tutti tacciono. Tace il Governo, tace Arcelor Mittal, tace Invitalia: nel silenzio non è detto che “andrà tutto bene”, in particolare per i lavoratori del gruppo. In tutti gli stabilimenti continua il ricorso alla cassa integrazione senza soluzione di continuità, il livello di investimenti anche nella manutenzione ordinaria degli impianti si è sostanzialmente azzerato, la sicurezza sul lavoro si è ridotta.
Fim, Fiom e Uilm non intendono semplicemente assistere al finale di una vertenza a tratti surreale, non intendono rinunciare alla loro funzione di rappresentanza. Per questo riteniamo vadano rilanciate iniziative di mobilitazione, informazione, sensibilizzazione negli stabilimenti e nei territori di riferimento, a partire dalla caratterizzazione della vertenza Arcelor Mittal nello sciopero del 5 novembre. Lo comunicano in una nota il segretario generale Fim, Roberto Benaglia, la segretaria generale Fiom, Francesca Del Re e il segretario generale Uilm, Rocco Palombella che chiedono unitamente di rendere noto lo stato e i contenuti del confronto tra Arcelor Mittal e Governo sugli assetti societari e sul possibile ingresso di Invitalia attraverso il conferimento di capitali pubblici e di rendere noto alle organizzazioni sindacali l’annunciato nuovo piano industriale ed ambientale
Consideriamo riferimento esclusivo l’accordo del 6 settembre 2018, sottoscritto in sede ministero dello sviluppo economico, e il mandato derivante dal voto dei lavoratori sull’accordo stesso che prevede il vincolo della piena occupazione, a partire da coloro che sono ancora in Amministrazione Straordinaria e dal piano industriale che prevedeva la ripartenza degli impianti e la risalita dei volumi fino alla piena capacità produttiva di acciaio colato. È inoltre indispensabile, per il futuro della siderurgia e della manifattura in generale, salvaguardare le produzioni e le attività di trasformazione dell’acciaio in tutti gli stabilimenti ex Ilva e dell’impresa dell’indotto ed è imprescindibile la sostenibilità ambientale delle produzioni e la prevenzione e la sicurezza della salute all’interno degli impianti stessi. Riteniamo prioritario destinare ingenti risorse pubbliche, europee e nazionali, insieme agli investimenti privati, a questi obiettivi per l’insieme del settore siderurgico e assolutamente indispensabile garantire una transizione giusta ed equa che si faccia carico di tutelare il reddito dei lavoratori anche attraverso una riforma degli ammortizzatori sociali, della loro universalità e del loro grado di copertura rispetto al salario.