La riforma del lavoro proposta dal Governo Renzi si articola, sostanzialmente, in 6 punti. Si parte da un provvedimento urgente su due forme contrattuali tipiche della fase d’ingresso nel mondo del lavoro: i contratti a termine e l’apprendistato. Un disegno di legge, articolato su cinque capitoli principali, che conferisce al Governo specifiche deleghe per la riforma degli ammortizzatori sociali, la riforma dei servizi all’impiego e dei Centri per il lavoro, la semplificazione degli adempimenti di legge relativi al lavoro, il riordino delle forme contrattuali esistenti e il miglioramento della conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro. Questi, in sintesi i capitoli principali del piano sul lavoro di Matteo Renzi. Vediamoli nel dettaglio.
Contratto a termine e contratto di apprendistato – L’attivazione dei contratti a termine prevedevano, prima della riforma Renzi, la possibilità di stipulare il primo contratto e per una durata massima di 12 mesi, senza indicare la causale. Per quelli successivi, invece, l’indicazione della causale rimaneva obbligatoria. Il provvedimento di Renzi, prevede che il primo contratto a termine può durare non più fino a un massimo di 12 mesi, ma eleva fino a 36 mesi la durata e estende la non indicazione della causalità a l’intera durata del contratto. E’ stabilito, inoltre, un limite massimo di utilizzo di questo contratto a termine del 20%.
Per il contratto di apprendistato è previsto il ricorso alla forma scritta solo per il contratto stesso e non per il piano formativo individuale, com’era precedentemente. Inoltre, sono abolite le norme introdotte dalla precedente riforma Fornero, che condizionavano l’assunzione di nuove apprendisti alla riconferma a tempo indeterminato di un numero specifico di quelli precedenti. L’integrazione della formazione in azienda con l’offerta formativa pubblica (di carattere trasversale) non sarà più obbligatoria per le aziende ma discrezionale.
Gli ammortizzatori sociali – L’obiettivo principale che si propone la delega per il riordino degli ammortizzatori sociali, è quello di estendere a tutti i lavoratori, compresi quelli con contratti di lavoro autonomi o parasubordinati, un sistema universale di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria, in funzione della storia contributiva di ciascuno. In particolare si prevede una riformulazione dell’Aspi introdotta dalla riforma Fornero in relazione anche ai limiti di durata dell’assegno di disoccupazione. Non si dice nulla, invece, in relazione alla questione degli ammortizzatori sociali in deroga e come questi debbano essere sostituiti dai Fondi di solidarietà introdotti dalla legge Fornero.
Politiche attive del lavoro – La delega, in questo caso, prevede una razionalizzazione di alcuni strumenti già esistenti, e in particolare i bonus per le assunzioni e gli incentivi economici relativi all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità. S’istituisce, senza ulteriori oneri per lo Stato, un’Agenzia nazionale per l’impiego per la gestione integrata con le Regioni e le Provincie autonome, delle politiche attive. All’Agenzia sarebbero attributi compiti gestionali in materia di servizi per l’impiego e Aspi e vedrebbe il coinvolgimento delle parti sociali per la definizione delle linee di indirizzo generali.
Tra le altre cose, sono previsti interventi di razionalizzazione delle tante strutture esistenti che si occupano a vario titolo di politiche attive e passive allo scopo di migliorare il servizio e la spesa.
Altro punto importante riguarda il rafforzamento e la valorizzazione dell’integrazione tra pubblico e privato in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Riordino dei contratti di lavoro – L’obiettivo è la semplificazionedelle forme contrattuali esistenti rafforzando, da un lato le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di chi è in cerca di occupazione, e dall’altro razionalizzando i contratti di lavoro vigenti rendendoli più coerenti con le esigenze del contesto produttivo nazionale e internazionale. A tal scopo si promuove un’analisi di tutte le forme contrattuali esistenti per comprendere l’effettiva coerenza di ciascun contratto rispetto al contesto occupazionale e produttivo, ipotizzando eventuali interventi di riordino.
E’ prevista l’introduzione di nuove forme contrattuali, anche in via sperimentale, espressamente volte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro con meccanismi di tutele crescenti. In via sperimentale, inoltre, si prevede l’introduzione del salario minimo applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali. Tutte le forme contrattuali che dovessero risultare non idonee verrebbero abolite.
Conciliazioni dei tempi di lavoro con esigenze genitoriali – Lo scopo principale della delega è introdurre misure che favoriscono la conciliazione tra il lavoro e le attività genitoriale soprattutto delle donne, evitando l’alternativa lavoro o figli. A tal scopo si prevede l’introduzione a carattere universale di un’indennità di maternità, valida quindi, anche per le lavoratrici autonome che versano alla gestione separata dell’Inps. Per queste ultime, e nello specifico, per le madri con contratti parasubordinati, il diritto alla prestazione è garantito anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Previsti, inoltre, incentivi alla contrattazione collettiva per favorire la flessibilità dell’orario lavorativo e l’impiego di premi di produttività ai fini delle conciliazione dell’attività lavorativa con quella genitoriale.
Semplificazione della burocrazia sulla gestione dei rapporti di lavoro – Lo scopo della delega in questo caso è ridurre al minimo tutti gli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese in materia di rapporto di lavoro. La semplificazione riguarderà tutte le procedure e gli adempimenti relativi alla costituzione e gestione del rapporto di lavoro; l’eliminazione di tutte le disposizioni normative che suscitano elevati conflitti di interpretazione, giurisprudenziali e amministrativi; unificazione delle comunicazioni della pubblica amministrazione per i medesimi argomenti; promuovere le comunicazioni in via telematica e abolizione della tenuta dei documenti cartacei; rivedere il regime delle sanzioni, valorizzando maggiormente gli istituti di tipo premiale; revisione degli adempimenti in materia di libretto formativo del cittadino.