“Il mezzo di trasporto che dalla fine dell’Ottocento in avanti ha profondamente mutato la geografia urbana, i rapporti di potere, le economie politiche e le relazioni umane dei nostri continenti ha un cuore complesso. Un cuore che nasce dalla fusione continua e incessante di ricerca e intuizione, tecnologia e conoscenza, artigianalità e confronto. Proprio per questo, in un’automobile, la ‘forma’ non è mai solo e soltanto scrigno di qualcosa: è essa stessa significato, è essa stessa parte di quel cuore che incanta e seduce. E il car designer, che a questa seduzione contribuisce in maniera determinante, non è soltanto un abile tracciatore di linee, un astuto progettista, un ispirato demiurgo di forme: è anche un consapevole interprete di desideri e aspirazioni”.
Con queste parole Franco Cologni, Presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, racconta com’è nato il nuovo volume, pubblicato da Marsilio Editori a cura della Fondazione, uscito qualche giorno fa, dal titolo appunto ‘Fare l’automobile’, scritto da Mario Favilla e con le foto di Aldo Agnelli. Per noi di Kongnews è l’occasione per raccontarvi una professione attraverso le parole d’importanti professionisti del settore.
Un Paese di eccellenze – L’Italia viene da sempre considerata nel mondo come la culla del Car Design. “L’Italia è stata certamente protagonista in questo mondo: sia per esser stata palcoscenico di grandi successi, sia per aver fornito tantissimi talenti – spiega nel corso del volume Mario Favilla, quarant’anni di esperienza di Alfa Romeo, uno dei due autori e anche docente del politecnico di Milano in car designer -. Proprio pensando ai tanti giovani che vogliono iniziare questa professione ho scritto questo libro, nel tentativo di fornire indicazioni utili per l’approfondimento di meccanismi e regole di questo mondo e dare qualche orientamento sulle specializzazioni emergenti di cui invece vi è grande richiesta”.
Un mestiere complesso perché… – In questo mestiere sembra che creatività faccia rima con la parola difficoltà. In un’automobile, infatti, ci sono più di duemila parti per ognuna delle quali si richiede il disegno del car designer. L’insieme di vincoli, regolamenti e tecnologie particolari, inevitabili nella realizzazione del progetto, contribuisce così a ridurre ‘freschezza e spontaneità’ nella progettazione.
“I limiti sono un grande stimolo – spiega invece Walter de Silva, responsabile del Centro Design Alfa Romeo di Milano per oltre dieci anni -. Nel design i limiti sono le regolamentazioni, la sicurezza, i costi, il tempo: non rispettarli significa andare fuori target, per cui anche se hai fatto un buon lavoro estetico hai mancato l’obiettivo”.
L’importanza di un car designer – “Solo una grande capacità di essere al contempo sognatori e realisti potrà consentire uno sviluppo intelligente dei mezzi di trasporto del futuro”, dicono gli autori del libro. E l’importanza che ha acquisito questo figura nel corso della storia all’interno delle azienda automobilistiche ci spiega anche la difficoltà di reperire simili professionisti all’interno del mercato del lavoro.
“Nei primi veicoli la forma esterna seguiva la meccanica perché le decisioni progettuali erano prese dai tecnici, che costituivano l’essenza stessa del progetto creativo. Poi le aziende automobilistiche decisero di dotarsi di un dipartimento dedicato allo sviluppo estetico del prodotto, il Centro Stile”, continuano gli autori.
Formazione – Ma se i primi creativi venivano assunti nei Centri Stile esclusivamente sulla base delle loro doti artistiche, di estro e di fantasia, in seguito si decise che i futuri car designer dovessero provenire dalle facoltà di architettura, ingegneria o dalle scuole specializzate in design. Creatività, capacità di visione e fantasia continuano insomma a essere requisiti essenziali anche oggi, ma metodologia e capacità progettuale sono diventate caratteristiche indispensabili per accedere ai nuovi dipartimenti di Car Design.
“Il Car Design, come qualsiasi tipo di professione, deve essere una sintesi di tecnica, filosofia e metodologia. È un campo in cui la prima cosa che si deve avere è la capacità di emozionare, di dare carattere a un oggetto”, dice Chris Bangle, che è stato il primo americano a ricoprire il ruolo di direttore del design bmw, Mini e Rolls-Royce.
Le scuole – I più grandi progettisti degli inizi sono stati autodidatti o, più semplicemente, si sono formati “facendo”, cioè imparando il lavoro direttamente “sul campo”, lavorando a bottega, come avveniva per gli scultori del Rinascimento. Il mondo del lavoro è però molto cambiato negli anni.
“La formazione scolastica nel campo del Car Design, o più genericamente del Transportation Design – dicono gli autori del volume ‘Fare l’automobile’ -, è diventata un elemento importante perché le competenze richieste all’interno di un Centro Stile sono diventate assai varie da quando si è raggiunta la consapevolezza che un nuovo veicolo non è frutto solo di un lavoro stilistico, ma di un vero e proprio progetto”.
In questo senso in Europa sono già presenti alcuni corsi universitari concepiti come dei Master Degree di specializzazione a valle di una laurea in Industrial Design: ci sono corsi all’Umea University (Svezia), al Royal College of Art (Gran Bretagna), ma anche all’Università di Pforzheim (Germania) e al Politecnico di Milano. “Il corso di Transportation & Automobile Design, un Master postuniversitario del Politecnico di Milano, offre una formazione d’eccellenza per poter affrontare le sfide professionali che i Centri Stile delle aziende automobilistiche devono risolvere in questi anni di profonda trasformazione e radicale innovazione del settore”, raccontano Favilla e Agnelli.
Il lavoro – All’interno di questo settore esistono poi varie figure di designer: i creative designer, gli advanced designer, i marketing designer e i product designer, ma anche gli ergonomi, gli aerodinamici, i graphic designer e gli esperti di colori, materiali e finiture. E poi ci sono figure professionali specifiche, legate ad alcune tecnicalità, quali il modellista clay, il matematizzatore, l’operatore di sala virtuale, per citarne solo alcune.
“Per giudicare un talento io preferisco fare riferimento agli sketch emozionali, quelli delle prime idee, realizzati a penna o a matita su foglietti di carta mentre si parla – spiega Elvio D’Aprile, car designer per Pininfarina della Ferrari 550 Maranello del 1996 e attualmente chief designer Toyota Europe Design Development nel sud della Francia -. Cerco di non farmi ingannare dai bellissimi rendering dei portfolio, ma di valutare quello che un giovane ferma con un’intuizione avuta nel cuore della notte e fissata sullo spazio bianco di un foglio, perché è da questi elementi che riesci a intuire la creatività autentica”.
Per saperne di più – Se volete scoprire tutti i segreti di questo mestiere ecco il libro che fa per voi. ‘Fare l’automobile’, Marsilio editori, a cura della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, testi di Mario Favilla e fotografie di Aldo Agnelli.