L’anno prossimo dovranno essere fatti contratti per 13 milioni di lavoratori tra pubblici e privati, un grosso impegno. E una grande sfida che ha bisogno di tutti, di tutti i protagonisti del mondo del lavoro. Qualche settimana fa il premier Giuseppe Conte aveva aperto ai leader sindacali. Nell’incontro a Palazzo Chigi con Cgil, Cisl e Uil aveva lanciato un appello al gioco di squadra: “Dobbiamo remare insieme per il bene del Paese”, aveva dichiarato. Una nuova fase di concertazione? Ce ne parla il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.
Lei ha sottolineato più volte come gli incontri con il precedente governo “non abbiano portato a nulla”, sta cambiando qualcosa? Noi non siamo lo sponsor di nessuno, a noi interessa solo che i lavoratori vengano tutelati e il mondo del lavoro venga protetto. E’ ancora in piedi, già dal passato governo, una piattaforma in cui è scritta la nostra visione della società, dell’economia del nostro Paese. Lì sono scritti, nero su bianco, tutti i problemi, tutte le fragilità che riguardano donne, giovani e anziani. Sono segnalati i settori in crisi, le aree d’intervento, come per esempio la sicurezza sul lavoro. Bisogna ricostruire una cultura della salute e della sicurezza. C’è tanto da fare, aspettiamo solo azioni da parte dell’esecutivo. La piattaforma è sempre quella, ciò che deve cambiare è la volontà d’intervenire. Col nuovo governo ci siamo già incontrati, vorremmo ora un altro incontro prima del Def.
Wirlpool, Alitalia, Mercatone Uno, ex Alcoa in Sardegna, quali sono le crisi aziendali più calde e prossime? Ci sono 159 vertenze al Mise che non bisogna più rinviare. Sotto la lente, soprattutto le multinazionale che fanno il bello e il cattivo tempo. Bisogna farsi restituire il mal tolto. E le multinazionali “comprendono” solo se vengono colpite nel portafoglio. La nuova ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, dovrà infatti riaprire i tavoli di crisi già avviati dal suo predecessore Luigi Di Maio, che coinvolgono quasi 300 mila lavoratori di aziende in difficoltà, a rischio chiusura o dislocazione. Questi numeri danno l’idea quale sia, nel nostro Paese, la vera emergenza: il lavoro.
Cosa pensa del salario minimo legale? Noi l’abbiamo detto da subito che il rischio è un abbassamento dei salari. Nove euro sono pochi. Non solo c’è la paga oraria, ma ferie, malattie, tfr, tutto in quei nove euro. Ciò colpirebbe la contrattazione collettiva, provocando un’alterazione degli equilibri economici e negoziali faticosamente raggiunti.
Sindacato e nuove generazioni. Un rapporto in crisi, cosa pensate di fare? E’ indispensabile ripensare alla elaborazione dei valori perché è ovvio che oggi il lavoro ci mette davanti ad una differente organizzazione delle relazioni sociali. L’evoluzione stessa del sindacato in riferimento al bene comune è cambiata perché lo stesso bene comune ha assunto connotazioni ben diverse dal passato e non sappiamo quali saranno i riferimenti del futuro. Ci troviamo davanti ad una eredità culturale della difesa del lavoro che i cambiamenti attuali, particolarmente presenti nelle giovani generazioni, ci impongono di modificare questo approccio con una strategia diversa. Per prima cosa è di fondamentale importanza l’unità sindacale 4.0. L’unità d’azione. Noi dobbiamo raccontarla la nostra storia. Noi siamo tra le organizzazioni più democratiche del nostro Paese: noi votiamo, rappresentiamo, partecipiamo in modo assembleare.
La convenzione siglata tra CGIL, CISL e UIL, INPS e Ispettorato del lavoro relativa alla misurazione della rappresentatività nel settore privato, ha ricevuto alcune critiche. Come risponde? Francesco Prudenzano Segretario Generale di Confintesa, ha dichiarato che questa operazione “legalizza la volontà egemonica di CGIL, CISL e Uil a scapito delle scelte dei lavoratori e delle imprese che in questi ultimi anni abbandonando il sistema di rappresentanza esistente e vorrebbero avere la libertà di essere rappresentati anche da sigle diverse”. I dico che la misurazione e la certificazione della rappresentanza significa non solo garantire la libertà sindacale, ma regole. Misura il grado di rappresentatività di tutte le sigle sindacali esistenti nel panorama italiano e offre finalmente pari opportunità. Non solo, combatte il dumpin, dando validità erga omnes ai contratti.