Lavori? Hai un figlio? Non hai certo troppo tempo da dedicare all’università. Una soluzione è diventare studente part-time, chiedendo alla propria facoltà il ‘tempo parziale’, come succede sul posto di lavoro. Così si pagano meno tasse, addirittura per certi atenei la metà della retta, e non si è considerati fuori corso. Ecco come funziona e la differenza tra alcune università del nord, centro e sud del Paese.
Come nasce studente part-time- Quando t’iscrivi all’università hai due possibilità: scegliere il tempo pieno o quello parziale. Lo sapevi? Siccome sono sempre più gli studenti che sono costretti a lavorare per pagarsi gli studi, la maggior parte con contratti saltuari e in nero, molti atenei hanno deciso di permettere agli studenti lavoratori (e non) d’iscriversi a tempo parziale, senza risultare fuori corso dopo soli due o tre anni dall’immatricolazione, con la conseguenza, di dover pagare più tasse.
Chi è – Lo studente part-time è in concreto uno studente che, in base a considerazioni strettamente personali (motivi di lavoro, situazioni familiari), ha la possibilità di fare in due anni quello che l’ordinamento richiede sia fatto in un anno. Ma dall’università di Venezia, Ca’ Foscari, ci spiegano meglio: vengono accettate le domande dei candidati che “prestano attività di lavoro non occasionale per un periodo di tempo non inferiore a sei mesi nell’arco dell’anno, in qualsiasi attività documentabile, quindi con un contratto di lavoro subordinato, autonomo o professionale, pubblico o privato”.
Sono poi accolte le domande di chi “è impegnato non occasionalmente nella cura e nell’assistenza di parenti non autosufficienti per ragioni di età o di salute fisica o mentale. Si considerano parenti fino al secondo grado, figli e i fratelli fino all’età di tredici anni e il coniuge dello studente”. Infine, terza ipotesi per accettare la domanda è che lo studente sia “affetto da malattie o con disabilità che, senza incidere sulla capacità di apprendimento impediscono fisicamente, o sconsigliano, la frequenza dei corsi e delle lezioni”.
Bisogna però richiedere al proprio ateneo il permesso di completare gli esami previsti nel piano di studi in un tempo maggiore rispetto a quello standard.
Quando fare richiesta – Ogni ateneo ha delle tempistiche specifiche che si possono trovare sui siti internet delle singole università. L’ideale è decidere di inoltrare la domanda per il tempo parziale fin dal momento dell’immatricolazione, anche se nella maggior parte dei casi è possibile richiedere il passaggio all’inizio di ogni anno accademico.
All’università di Firenze ci spiegano che “la richiesta della qualifica di studente part-time deve essere presentata ogni anno accademico e può essere reiterata negli anni normali di corso dello studente”.
E attenzione, perché allo studente che, su propria richiesta o a seguito di revoca da parte dell’università, perde la qualifica di studente part-time, non è più consentito ripresentare richiesta di part-time per tutta la durata del corso di studio a cui risulta iscritto.
A Roma, alla Sapienza, dove questa opzione è attiva dal 2005, la domanda di part-time invece è irrevocabile, una volta cioè passati al tempo parziale non si può tornare al tempo normale.
I crediti – Ogni università ha fissato un numero di crediti minimo e uno massimo che uno studente part-time può sostenere ogni anno. Bisogna tener conto di questo range, perché se si superano i crediti richiesti si passa automaticamente al ‘tempo pieno’. E se neanche si riescono a superare i Cdu minimi si diventa studenti part-time fuori corso.
All’università di Firenze per esempio, fatta richiesta di questa qualifica al Rettore con domanda motivata, lo studente part-time si deve impegnare ad acquisire non più di 60 Crediti Formativi Universitari e non meno di 12 CFU ogni due anni accademici consecutivi. Alla Sapienza di Roma, invece, il numero di crediti che si devono sostenere ogni anno varia da un minimo di 20 ad un massimo di 40.
Le tasse – Questa particolare opzione, abbiamo anticipato, permette di non incorrere nella sovrattassa che di norma devono pagare i fuori corso e, nello stesso tempo, permette di pagare molto meno l’anno accademico. La riduzione, però, varia da ateneo ad ateneo.
All’università Ca’ Foscari di Venezia, per esempio, lo studente è tenuto a pagare l’importo delle tasse e dei contributi universitari nella misura del 65% rispetto a quello dovuto dagli studenti a tempo pieno. All’università alla Sapienza di Roma, invece, la riduzione delle tasse è progressiva: il primo anno di tempo parziale si paga il 10% in meno dell’importo previsto, gli anni successivi si ha una riduzione fino ad arrivare al 40% in meno delle tasse.
Come vedete, per ogni voce citata (domanda iscrizioni, crediti e tasse) abbiamo cercato di riportarvi esempi diversi in modo da avere una panoramica generale di quello che accade nel mondo universitario del Paese. Attenzione, però, non tutti gli atenei e tutte le facoltà offrono questo servizio (che è anche un diritto). Per esempio, l’università Bicocca di Milano ha attivato per l’anno accademico 2013-2014 sono la facoltà di Ottico-Optometrista in regime part-time. Quindi, il nostro consiglio è informarsi per tempo, a seconda della facoltà a cui volete iscrivervi.