Sono già 44mila in meno le nuove imprese nel nostro Paese a causa del lockdown. Il dato è destinato ad aumentare nel corso dell’anno, con lo scotto maggiore che verrà pagato soprattutto dalle regioni del Nord. Lo rileva Unioncamere, che ha tenuto la sua Assemblea annuale dove ha lanciato una proposta in dieci punti al Governo, rappresentato dal Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
Le Camere di commercio indicano dieci punti chiave, ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli nel corso dell’Assemblea, per rilanciare l’Italia. “Si tratta – ha spiegato Sangalli – di agire su digitalizzazione e tecnologie 4.0, infrastrutture, semplificazione, giustizia civile e mediazione, internazionalizzazione, turismo, nuove imprese e giovani, sostenibilità, formazione, dotazione finanziaria e irrobustimento organizzativo delle imprese. Agire su questi punti è la vera priorità del Paese”.
Verso l’innovazione. “Spingere l’acceleratore sulla digitalizzazione delle imprese e sull’adozione delle tecnologie 4.0 – prosegue il presidente di Unioncamere – porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di Pil nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese (in primo luogo quelli legati all’avvio di un’azienda o al pagamento delle imposte) vuol dire per l’Italia recuperare quasi 2 punti di Pil”.
I dati. Alcuni settori, in particolare, – evidenzia Unioncamere – registrano una riduzione notevole delle iscrizioni. E’ il caso delle Confezioni di articoli di abbigliamento (-59%), della Ristorazione e dell’Alloggio (-54% circa entrambi), della Fabbricazione di prodotti in metallo (dove si registrano quasi la metà delle iscrizioni di nuove aziende rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Diminuzioni meno significative si sono verificate invece tra le Attività ausiliare dei Servizi finanziari (-9,1%), nelle Industrie Alimentari (-22,3%) e nelle Coltivazioni agricole (-25% circa).
Le ditte individuali. Forte la contrazione della nascita sia delle società di capitali che delle imprese individuali, le meno attrezzate ad affrontare lo tsunami del Covid 19. Le nuove società nate tra marzo e maggio sono infatti la metà rispetto allo scorso anno (oltre 14mila in meno). Le ditte individuali, invece, – conclude Unioncamere – sono circa il 40% in meno, con un calo però notevole in valore assoluto (-27mila).