Con il Decreto Rilancio e l’essere ormai in piena fase 2 dell’emergenza Coronavirus anche gli uffici devono riorganizzare il proprio lavoro. Specie alla luce del fatto che in molti hanno ripreso a recarsi in azienda, abbandonando o riducendo lo smart working. Ecco cosa dice il decreto in merito ai luoghi di lavoro sia del settore pubblico che privato.
Organizzazione degli uffici della Pubblica Amministrazione. L’articolo 263 della versione definitiva del Decreto fornisce delle indicazioni per quanto riguarda i lavoratori della Pubblica Amministrazione alla luce della progressiva riapertura di tutti gli uffici pubblici, della ripresa della vita dei cittadini e della progressiva riapertura delle imprese con il rilancio delle attività produttive e commerciali. Il decreto prevede che il lavoro venga gestito in maniera flessibile sia per quanto riguarda i dipendenti che l’erogazione dei servizi e rivedendo sia giornalmente che settimanalmente l’articolazione del lavoro. Inoltre, si richiede alle varie PA di prevedere con i cittadini modalità di “interlocuzione programmata” ossia su appuntamento e possibilmente utilizzando anche soluzioni digitali che non prevedano la presenza dell’utente. Da questo punto di vista, per esempio è notizia di ieri che il Comune di Milano ha lanciato il suo servizio 020202 su WhatsApp per rispondere tramite un chatbot alle richieste degli utenti. Tornando alle modalità di organizzazione degli uffici, è previsto che ulteriori modalità organizzative possano essere decise dal Ministro per la pubblica amministrazione con altri decreti. Per chi invece lavora nelle PA, ma in uffici all’estero, in tal caso la presenza dei lavoratori all’interno degli uffici è consentita, così si legge sul decreto: “nei limiti previsti dalle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie locali per il contenimento della diffusione del Covid-19, fermo restando l’obbligo di mantenere il distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali”.
Organizzazione degli uffici nel settore privato. Ai privati e al lavoro Agile è dedicato l’art. 90 del Decreto Rilancio che fornisce ulteriori precisazioni sullo smart working (o meglio lavoro da casa) durante il Coronavirus. Fermo restando che tutti gli uffici possono lavorare in modalità agile per tutto il periodo dell’emergenza e al massimo fino al 31 dicembre 2020, il Decreto si pronuncia in particolare a favore dei genitori lavoratori dipendenti del settore privato prevedendo che chi ha un figlio a carico minore a 14 anni abbia diritto al lavoro agile. Il tutto anche se non ci sono accordi individuali specifici. Il lavoratore può utilizzare strumenti propri qualora non siano forniti dal datore di lavoro. Tutto ciò purché tale modalità sia compatibile ovviamente con la tipologia di lavoro previsto e purché in famiglia l’altro genitore non abbia ottenuti altri strumenti di sostegno al reddito, nei casi di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa, o non sia un genitore non lavoratore. Per tutto il periodo dell’emergenza i datori di lavoro dovranno comunicare al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in via telematica, i nominativi dei lavoratori e la data di cessazione della prestazione di lavoro in modalità smart working.