L’Italia non ha rispettato l’obbligo di adottare misure per promuovere il diritto alle pari opportunità delle donne nel mercato del lavoro. A farlo sapere è il Comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) del Consiglio d’Europa esprimendosi sul reclamo presentato dall’ong University Women of Europe. Secondo Strasburgo “l’Italia ha violato i diritti delle donne perché ha fatto insufficienti progressi misurabili nel promuovere uguali opportunità per quanto concerne una pari retribuzione”.
I Paesi esaminati sono stati Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Svezia. Quest’ultima è l’unico paese per cui il Ceds non ha trovato violazioni, e uno dei tre, insieme a Belgio e Cipro, per cui ha constatato progressi misurabili nella promozione della parità di retribuzione.
“Il divario retributivo tra donne e uomini è inaccettabile, eppure continua a rappresentare uno dei principali ostacoli al conseguimento di una reale uguaglianza nelle società moderne”, ha detto Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d’Europa. “I governi europei devono intensificare urgentemente gli sforzi per garantire pari opportunità professionali”, ha aggiunto.
L’Ispettorato del lavoro ha certificato infatti che nel 2019 sono oltre 37mila neo-mamme lavoratrici hanno presentato le dimissioni. Tra le motivazioni che le ha spinte a lasciare l’impiego c’è stata la difficoltà a conciliare gli impegni lavorativi con l’accudimento dei figli più piccoli, soprattutto se non ci sono nonni a disposizione e non ci si può permettere di pagare baby-sitter o nidi.