Sono più di 10mila i dipendenti pubblici in pensione ad agosto, che saliranno a 27mila a settembre, quando con l’avvio dell’anno scolastico lasceranno la cattedra 17mila insegnanti. È il bilancio di quota 100 nella pubblica amministrazione, dove la possibilità di uscita si è aperta ad agosto.Sulle 53mila domande finora arrivate all’Inps, 10.336 decorrono già da questo mese: otto su 10 provengono da enti pubblici e dalla sanità.
I numeri. Da Regioni, Comuni e Province arriva il 55,1% delle domande di pensionamento attraverso il meccanismo che cumula 62 anni di età e 38 di contributi, con un totale di 5.694 domande su 10.336 del settore pubblico. Segue la sanità con 2.344 (il 22,7%), dove la quota 100 piace soprattutto a medici, veterinari, infermieri e tecnici. In 1.612 sono in uscita da ministeri e agenzie fiscali, poco più di 200 dagli enti di previdenza, 50 dalle autorità indipendenti, altri 50 da università e accademie, 48 da enti e istituzioni di ricerca come Istat o Cnr. Sotto la voce “altre” amministrazioni se ne registrano invece poco più di trecento.
A settembre toccherà alla scuola. Le richieste presentate entro la scadenza tassativa del 28 febbraio sono quasi 17mila. I consulenti del lavoro calcolano che appena un posto su tre verrà sostituito, la Uil sottolinea che la Pubblica amministrazione “è già sotto organico di 253 mila persone e quota 100 accelererà l’emergenza”, mentre la Cisl evidenzia il boom di supplenti nelle aule scolastiche. Sono “170mila supplenti su un totale di 844mila posti” spiega il segretario Maddalena Gissi. Un insegnante su cinque, tra quelli in cattedra a settembre, sarà precario.
La sanità. Il sindacato medici e dirigenti sanitario del Ssn Anaao Assomed stima che tra il 2019 e il 2021, utilizzando quota 100, possono chiedere di andare in pensione tutti i dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale (Ssn) nati tra il 1954 e il 1959. Nello specifico, si tratta di sei classi che corrispondono a 38 mila camici bianchi su 105 mila. Secondo il segretario nazionale Carlo Palermo, si ritiene che ad uscire tra il 2019 e il 2021 saranno effettivamente 24 mila medici, 8 mila all’anno. Il freno sta nelle penalizzazioni del sistema Quota 100: a partire dalle limitazioni sulla libera professione, al divieto di cumuli, al taglio calibrato sul livello di contribuzione.
Possibili vuoti nelle unità operative. “È auspicabile che i medici che escono, vengano immediatamente sostituiti sfruttando il Decreto Calabria – dice Palermo – tenendo conto che attualmente mancano nel Ssn 8mila medici per via del blocco delle assunzioni. La mancata sostituzione degli 8 mila professionisti che andranno in pensione ogni anno e per tre anni – conclude Palermo – creerebbe ulteriori vuoti nelle unità operative che si ripercuoterebbero sulla qualità e sulla quantità delle prestazioni sanitarie erogate ai cittadini.”