Sono oltre un milione e mezzo i lavoratori atipici iscritti alla Gestione separata Inps, in maggioranza donne (il 55,7%) e con uno stipendio medio di 800 euro al mese: questi i dati forniti dal sindacato UIL Tem.p@ (Lavoratori Temporanei Autonomi Atipici e Partite Iva). Il problema maggiore che li riguarda, oltre a quello di vivere un presente lavorativo incerto, è la prospettiva di un futuro altrettanto oscuro dal punto di vista pensionistico.
Per questo in una tavola rotonda organizzata da FeLSA CISL, NIdiL CGIL e UIL Tem.p@, si è discusso su cinque proposte per cancellare le iniquità a cui sono sottoposti gli iscritti alla Gestione Separata Inps e dunque per intervenire sull’entità delle pensioni, sulla contribuzione previdenziale, sull’automatismo delle prestazioni, sulle prestazioni temporanee e sul sostegno al reddito.
Le cinque proposte – Al fine di ottenere pensioni più dignitose la richiesta dei sindacati è “il sostegno alle posizioni assicurative dei lavoratori che, tra il 1996 e il 2006, hanno versato alla Gestione separata Inps contributi poco più che simbolici, ovvero tra il 10% e il 17% del reddito percepito”. Tutto ciò allo scopo di “evitare una vera e propria emergenza sociale che riguarderà i lavoratori parasubordinati quando il sistema contributivo andrà pienamente a regime”. Sulla ripartizione del carico contributivo la proposta è quella che sia uguale per tutti i lavoratori iscritti alla Gestione separata e che “la condivisibile parità contributiva del 33% con il lavoro dipendente non si traduca in un onere a carico dei lavoratori parasubordinati superiore a quello pagato attualmente dai dipendenti”. Questo prevederebbe un congelamento della parte aliquota a carico del lavoratore che sarebbe riversata sul committente fin da gennaio 2014, data in cui è previsto un ulteriore aumento dei contributi. L’estensione del principio di automatismo delle prestazioni ai lavoratori iscritti alla Gestione separata è la terza proposta. Questo si verificherebbe quando il lavoratore non è titolare in proprio dell’obbligazione contributiva in modo da garantirgli l’accesso alle prestazioni previdenziali anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro.
Il tavolo di lavoro si è espresso anche sulle tutele sociali erogate dalla Gestione separata Inps affermando in particolare la necessità di un aumento dell’indennizzo per la malattia (che dovrebbe essere riconosciuta dal 1°giorno di malattia con relativa contribuzione) e dell’estensione del periodo di fruizione del congedo parentale. In materia di sostegno al reddito l’urgenza è quella invece di anticipare al 2014 la revisione dell’Una Tantum estendendo la platea dei beneficiari a tutti gli iscritti alla Gestione separata Inps (non solo ai contratti a progetto) in modo da garantire “un sistema inclusivo e universale per tutti”.
Per capirne di più – Abbiamo approfondito quanto emerso dal tavolo di lavoro dei sindacati insieme a Magda Maurelli, Segretario generale UIL Tem.p.@. Ecco l’intervista.
Qual è il senso generale delle cinque proposte? A che emergenze vogliono rispondere?
Ci siamo stancati di promesse tradite. I lavoratori con contratto di collaborazione o partita Iva senza cassa previdenziale di categoria hanno ridotte retribuzioni, rapporti di lavoro discontinui e aliquote previdenziali tendenzialmente basse per cui, quando raggiungeranno il momento della pensione, si ritroveranno quote mensili alla soglia della povertà. Dal momento che il sistema contributivo è condizionato essenzialmente da due fattori, ovvero quanto e quando si versa, è fondamentale versare una quota importante all’inizio della propria carriera per ottenere poi una buona pensione, ma di fatto questo meccanismo taglia fuori i lavoratori flessibili che entrano ed escono dal mercato del lavoro, quelli che vivono l’esperienza di diverse collaborazioni, spesso con compensi sotto la media, o chi apre una partita Iva all’inizio del proprio percorso professionale realizzando bassi guadagni. Quello che abbiamo proposto nel nostro documento è rendere finalmente giusto un sistema profondamente iniquo. Inoltre, si tratta di prevedere un insieme di prestazioni con criteri meno restrittivi ed un sistema universale di sostegno al reddito in caso di disoccupazione. Quello che proponiamo è un atto di giustizia sociale nei confronti soprattutto delle nuove generazioni per riconnetterle con il sistema contributivo senza che lo avvertano più come un’ingiustizia.
Quale delle cinque proposte è la più urgente o la più fattibile nell’immediato?
La proposta più urgente, e sicuramente più complessa, è quella di sostenere le posizioni assicurative di coloro che tra il 1996 e il 2006 hanno versato alla gestione separata contributi poco più che simbolici. La più fattibile è certamente il principio di automaticità in funzione del quale il lavoratore accede alle prestazioni INPS anche in assenza di puntuale adempimento contributivo da parte del datore di lavoro, principio già previsto per i lavoratori dipendenti.
Avete definito le proposte “economicamente sostenibili”. In che modo lo sono? Dove trovare le risorse?
Le richieste avanzate possono essere una realtà concreta e fattibile considerando la condizione economica della Gestione separata Inps che presenta un attivo di 80 miliardi di euro. Le risorse dunque ci sono senza dover aggravare la condizione del sistema pubblico in alcun modo.
Chi sono gli interlocutori di queste proposte e come si lavorerà nell’immediato?
Le proposte fatte da UIL Tem.p@ insieme a Nidil CGIL e Felsa CISL sono state presentate alla presenza dei Presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, e del Direttore Generale INPS Mauro Nori. Il documento unitario è stato consegnato all’attuale Ministro del Lavoro Enrico Giovannini e trasmesso ai gruppi parlamentari. Crediamo, tuttavia, che i maggiori alleati delle nostre proposte siano proprio i lavoratori. Nelle prossime settimane avvieremo una campagna informativa nei luoghi di lavoro per discutere con loro le proposte avanzate.
Qualcosa sta già cambiando in positivo? Dove si incontreranno invece le difficoltà più grandi?
Una riforma innovativa e coraggiosa del sistema previdenziale non è stata mai attuata né dal presente governo né da quello precedente, di cui scontiamo e sconteremo le scelte fatte nella modifica dei criteri per accedere alla pensione. Un susseguirsi di riforme e controriforme non hanno dato alcuna risposta alle nuove generazioni. L’unico dato positivo è la consapevolezza che, riguardo ai co. co. pro e alle partite Iva, qualcosa deve cambiare e che questo può avvenire soltanto organizzandosi intorno a delle proposte chiare. Le difficoltà maggiori si avranno se le istituzioni coinvolte non saranno capaci di presentare al Paese una riforma della Gestione separata. In quel caso però dovranno assumersi la responsabilità di dare delle risposte ai lavoratori.
Il futuro vedrà aumentare sempre più il numero dei lavoratori atipici?
I contratti atipici, pur essendo stati introdotti con l’obiettivo, tra gli altri, di ridurre il tasso di disoccupazione, non sempre garantiscono livelli adeguati di sicurezza lavorativa e sicuramente predispongono le persone ad un senso generale di precarietà della vita. In un mare di disoccupazione, come quella di oggi, purtroppo merito e competenze non aiutano a trovare un porto sicuro e dunque occorre navigare su più fronti svalutando alle volte la propria professionalità e incappando in un reiterarsi di collaborazioni e stage. Ogni istituto di ricerca consegna periodicamente all’opinione pubblica il numero dei lavoratori scoraggiati, atipici, neet, inoccupati, tuttavia ancora nessuno si è sforzato di dire verso dove sia diretto questo mercato del lavoro. Se il futuro è la flessibilità, questa deve essere tutelata e dunque si deve ripensare completamente il sistema del welfare affinché possa rispondere alle mutate esigenze del mercato del lavoro.