Pensiamo alle professioni nuove, quelle sorte negli ultimi anni. Come i musicoterapisti, gli arte-terapisti, le operatrici doula (che si occupano di allattamento) e ancora ai lavori più tecnici come i laureati Mba (Master of Business Administration). Chi rappresenta questi professionisti che non hanno un albo? Chi può farsi carico davanti alle istituzioni delle loro richieste? Quindici anni fa, è nata CoLap, il coordinamento libere associazioni professionali, che come un grande movimento ha creato una rete attorno alle associazioni più disparate. Potenzialmente è una struttura che potrebbe interessare ben 234 mestieri e circa 4milioni di lavoratori. Ecco cosa ci ha raccontato di questa realtà la presidente, Emiliana Alessandrucci. Quali sono gli ostacoli che devono affrontare oggi i liberi professionisti che non sono legati a un ordine?
Chi fa parte di Colap – Attualmente sono iscritte a Colap moltissime associazioni, che insieme raggruppano oltre 300mila iscritti. “Si tratta principalmente di giovani, che vanno dai diplomati ai 30enni, con molte donne – mi spiega Emiliana -, che si sono trovate a diventare ‘libere professioniste’ per riuscire a conciliare famiglia e lavoro”. I campi in cui si declina Colap vanno da quelli legati ai settori del servizio all’impresa, come informatici e consulenti, del servizio alla persona, come coach, consulor e naturopati, fino al settore delle professioni tecniche, che raggruppa bibliotecari, paesaggisti e guide ambientali.
“E’ una classificazione molto complessa – continua la presidente Colap -, perché sono professioni molto giovani, nate da una passione che poi si è trasformata in lavoro. Per l’accesso non esiste una barriera ordinistica, ma sono mestieri che hanno alle spalle un’associazione, che a sua volta fa riferimento a Colap”.
Grazie alle nuove normative, infatti, entrate in vigore nel febbraio 2013, che riconoscono le professioni senza ordini, ora le associazioni devono farsi garanti di aspetti come le carte deontologiche e la formazione continua. “In questo senso noi vigiliamo affinché ogni associazione sia qualificata e rispetti le normative, anche per tutelare i cittadini che richiederanno un servizio a questi lavoratori. Per esempio, un amministratore di condominio può essere iscritto o meno ad un’associazione, ma sappiamo per certo che quello che fa parte di un’associazione è aggiornato e preparato”.
L’esercito delle partite Iva? – A differenza di quello che si potrebbe inizialmente pensare, non fanno parte di Colap solo le partite Iva. Molti, come buyer o addetti alla sicurezza, sono dei ‘dipendenti’ veri e propri, ‘parasubordinati’ che hanno contratti di collaborazione. Tutti, però, hanno bisogno di un ente che si ‘carichi sulle spalle’ diverse problematiche legate al mondo del lavoro attuale. Anche se ovviamente hanno esigenze diverse. Prendiamo in esame alcune delle principali ‘battaglie’ che Colap porta avanti: quelle sulla previdenza, sulle false partite iva e sui provvedimenti anti-crisi.
Previdenza – La recente legge Fornero impone che ci sia un innalzamento contributivo progressivo dell’aliquota della gestione separata dell’Inps del 33% fino al 2018. Questo significa che, chi fa parte della gestione separata Inps, ovvero tutti coloro che non sono dipendenti, ma parasubordinati e partite iva, dovranno pagare più contributi per la loro pensione.
Ma, come abbiamo detto, nella gestione separata dell’Inps ci sono sia i parasubordinati, lavoratori con contratti come co.co.co o co.co.pro., per cui la contribuzione è pagata per 2/3 dal datore di lavoro e per 1/3 da loro, sia partite Iva, per cui la contribuzione è invece totalmente a carico loro. “Se questo può essere un buono strumento per incentivare i datori di lavoro ad assumere realmente i lavoratori” senza nascondersi dietro a contratti più ‘blandi’ per risparmiare, “Questo sistema rischia anche di svantaggiare le partite Iva che così nei prossimi anni diminuiranno il loro fatturato”.
Soluzione – Per Colap è quindi necessario ‘fare un filtro’ ed escludere le partite Iva da questo disegno. “Un problema che riscontriamo è che l’Inps non fornisce dati sulla sua gestione separata e non sappiamo quanti sono i contribuenti per tipologia”, denuncia Emiliana.
Battaglie vinte – Colap si è fatto portavoce anche della necessità di aiutare i liberi professionisti in un momento come questo di grande crisi. “Mentre per le pmi lo Stato garantiva dei provvedimenti anti-crisi come la cassa integrazione o la mobilità, i liberi professionisti si sono ritrovati a doversi pagare da soli la crisi”. A luglio, però, nel cosiddetto ‘Decreto del Fare’ è stata introdotta la possibilità anche per i professionisti, sia ordinistici che associativi, di rivolgersi al ‘fondo generale di garanzia’ che aiuta il lavoratore quando si trova per esempio a dover chiedere un prestito a una banca.
Futuro – Sempre più, secondo Emiliana Alessandrucci, il lavoro diventerà meno stabile e si creeranno nuove associazioni per nuove professioni. “Ci aspettiamo sempre più attestati di fiducia non solo dal mercato, ma anche dalle istituzioni. Sarebbe importante, per esempio, che nei bandi pubblici s’iniziasse a dare un punteggio superiore ai liberi professionisti che fanno parte delle associazioni, perché garantiscono di essere aggiornati e di rispettare un codice deontologico”.
Per saperne di più –Il 12 dicembre ci sarà un grande evento di Colap per riunire insieme per una giornata tutte le sue associazioni. Più informazioni si possono trovare al sito www.fareprofessionisti.it.