Formazione, orientamento e rete: sono questi tre gli ingredienti fondamentali per una riforma dei centri per l’impiego, o meglio per una loro valorizzazione e rafforzamento, secondo l’assessore al Lavoro del Friuli Venezia Giulia, Loredana Panariti. La necessità di riformare i Cpi, più volte espressa nel programma dell’Amministrazione regionale, è stata ribadita dalla presidente Debora Serracchiani a Trieste, lo scorso 12 ottobre, al convegno “Lavoro oggi. Da miraggio a realtà” promosso dalla Banca di credito cooperativo di Staranzano e Villesse, quando la stessa ha evidenziato la problematicità degli ex uffici di collocamento affermando che “a oggi vi si rivolgono solo 4 giovani su 100”.
Di riforma dei Cpi se ne parla da mesi anche al Governo: i numeri parlano di oltre 500 centri provinciali e 6.000 persone impiegate, troppo poche se si confronta il rapporto tra impiegati nei Cpi e disoccupati con quello degli altri Paesi europei. E la stessa cosa vale per le risorse destinate al servizio che sono inferiori rispetto alla spesa media europea, ovvero se in Italia si investono 500-600 milioni di euro, in Europa si parla invece di diversi miliardi. Il problema principale sarebbe poi il passaggio dall’orientamento all’inserimento effettivo nel mondo del lavoro, e se a questo proposito il governo Letta sta verificando se e come attuare il programma europeo di Garanzia Giovani o Youth Guarantee (che consente a un giovane sotto i 25 anni di ricevere, entro quattro mesi dalla conclusione degli studi o della perdita dell’occupazione, una proposta di lavoro), il Friuli si è reso disponibile a sperimentarlo attraverso un tavolo aperto con il Ministero del Lavoro in un’ottica più ampia di riforma, appunto, dei centri per l’impiego.
“La nostra priorità in questo momento – ha spiegato l’assessore Panariti – è quella di mettere in sicurezza i precari impiegati con contratto a termine nei centri per l’impiego del Friuli che ora sono in capo alle Provincie. Stiamo pensando a un percorso, tra prolungamenti di contratto e concorsi, che possa garantire la messa in sicurezza dei cpi e dare loro continuità operativa, in vista di una stabilizzazione definitiva del personale. I prossimi passi saranno quelli di definire i primi punti del master plan a cui stiamo lavorando sull’argomento ispirandoci a modelli esteri e in particolare a quello tedesco soprattutto per quanto riguarda il ruolo della Pubblica Amministrazione”.
Se per quanto riguarda la formazione l’idea è quella di formulare un profilo unico per la figura di operatore “per garantirne la specializzazione e la capacità di rispondere alle diverse esigenze di chi si rivolge ai centri”, per l’orientamento si pensa a “una collaborazione con il servizio già ben funzionante della Regione o ancora con gli sportelli universitari”. Importante è poi il potenziamento del coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti nel mercato del lavoro, una condivisione del percorso con le Province ed un’attenzione alle imprese: “Occorre lavorare con il territorio, rivolgerci alle imprese che funzionano, che fanno innovazione, dialogare con loro e cercare di fare il più possibile rete”.