Le statistiche dicono che ci sono sempre più donne dedicate al business. Non sono ‘donne in carriera’, ma semplicemente la versione femminile del businessman, l’uomo che si occupa di affari e commercio. Le statistiche dicono, inoltre, che queste donne incontrano molte più difficoltà nel loro lavoro dei colleghi maschi e, di norma, guadagnano meno. Possiamo anche sostenere che in Italia esiste la parità dei generi, ma i numeri statistici lo smentiscono; se poi guardiamo all’estero, troviamo che ci sono paesi in cui la discriminazione sessuale è la regola nelle aziende e nei luoghi di esercizio del business.
Sibyl von der Schulenburg – scrittrice e imprenditrice nel settore delle telecomunicazioni – grazie alla sua esperienza di business woman iniziata a metà degli anni Ottanta, ha affrontato, in un saggio dedicato alla business etiquette (che sarà pubblicato nel mese di aprile 2022 per Golem Edizioni), anche l’aspetto della discriminazione di genere nel mondo degli affari internazionale.
La Business Etiquette è una competenza che si può apprendere, l’importante è avere a disposizione gli strumenti giusti. All’interno del saggio si trovano molti racconti di vita vissuta, nelle sale riunioni di tutto il mondo, perché imparare una regola è più semplice se si conoscono le radici storiche e culturali o la ragione per cui è stata istituita.
Nel corso della sua carriera internazionale (tra Giappone, Cina, USA, Canada ed Europa), l’autrice si è mossa in ambienti sessisti e misogini che ora si sono un poco evoluti, ma dove ancora esiste una forte impronta maschilista che trova le sue radici nella cultura.
“Oggigiorno – precisa Sibyl von der Schlenburg – una donna che entra in una sala riunioni occidentale per discutere di business deve essere consapevole che il primo giudizio che sarà dato su di lei riguarderà la sua femminilità; la prima occhiata di ogni partecipante, salvo rare eccezioni, valuterà l’abbigliamento, i capelli, i lineamenti del viso, la forma fisica, l’età, le scarpe, gli accessori, il trucco, le mani, le unghie e altri parametri dettati talvolta da preferenze personali. Solo in un secondo momento si valuteranno l’espressione e il portamento. Tutto il processo di valutazione prende solo pochi secondi, è eseguito da entrambi i generi e tende a collocare la donna su una scala di gradevolezza fisica. Un uomo che si presenta nella medesima sala riunioni è valutato nello stesso tempo, ma con parametri diversi: in lui si prova a valutare la posizione sulla scala del potere aziendale, si cercano i segni del leader o del gregario, in alcune culture si apprezzano esibizioni di ricchezza. Una donna che voglia discutere di affari e trarre il massimo dagli strumenti a sua disposizione, dovrà necessariamente considerare di portarsi su un piano comportamentale comprensibile agli uomini poiché spostare loro su quello vicino al mondo femminile è impossibile”.
E allora, che cosa può fare una donna per raggiungere i suoi obiettivi di lavoro in ambienti maschilisti? Come riuscire a farsi rispettare da un consesso di maschi manager abituati a non dare troppo peso alle donne in affari?
Ecco qualche consiglio:
- Limitarsi a un abbigliamento professionale, magari cercando punti in comune con l’abbigliamento maschile come giacca e pantaloni, cravattino, scarpe stringate, tasche interne nella giacca da cui pescare i biglietti da visita.
- Servirsi di accessori dalle linee essenziali, una cartella portadocumenti può essere più elegante di una borsetta che ciondola dalla spalla.
- Evitare gioielli appariscenti, soprattutto collane lunghe e ciondoli tintinnanti, che siano al collo, ai polsi o pendenti dalle orecchie.
- Non rinunciare al trucco ma usarlo per scopi utili al business e in maniera discreta: evidenziare gli occhi senza l’uso del colore e un fondotinta che potrà nascondere eventuali vampate di rossore. No a rossetti e ombretti colorati.
- Non sorridere troppo spesso a labbra schiuse, ma offrire sempre un’espressione di apertura e collaborazione.
- Evitare di annuire troppo ascoltando gli altri.
- Scegliere un posto strategico al tavolo e sedersi con movimenti che esprimano l’abitudine a muoversi in un ambiente lavorativo, posare alcuni oggetti personali o documenti sul tavolo per segnare una sorta di territorio, l’occupazione di uno spazio.
Tenere le mani in vista e non raccolte in grembo sotto al tavolo.
- Parlare senza sminuirsi o scusarsi, ossia non usare espressioni come “non sono nessuno per dire che…”, “non sono esperta…”, “non me ne intendo…”, “scusate se sbaglio…”. Usare invece espressioni assertive come “sono convinta che…”, “ho fiducia che…”, “ritengo che…”.
“Nel corso della mia carriera – aggiunge Sibyl von der Schulenburg – ho imparato a cambiare la prospettiva in funzione del raggiungimento di un obiettivo aziendale perché se non possiamo cambiare gli altri, dobbiamo necessariamente lavorare su noi stessi per ottenere ciò che vogliamo”.