“Troppe aziende soprattutto del mondo bancario e assicurativo stanno togliendo i buoni pasto ai dipendenti in smart working, causando un ulteriore danno ai budget familiari aggravati dal lavoro agile a casa le cui spese tra luce, riscaldamento ed internet, ammontano a 1.116 euro l’anno” lo ha dichiarato in una nota stampa il Presidente del Movimento Difesa del Cittadino, Francesco Luongo, commentando la riduzione monstre dei buoni pasto di circa il 33%, che proseguirà inevitabilmente visto il prolungarsi della emergenza pandemica e del ricorso al lavoro agile, confermato nel primo DPCM del Governo Draghi.
L’associazione di consumatori denuncia da tempo i veri e propri atti discriminatori posti in essere da imprese che, in assenza di uno specifico accordo sindacale, spesso anche in contrasto con il contratto collettivo nazionale di riferimento, hanno tagliato i costi dei ticket mensa riconosciuti ai lavoratori. La legge sul lavoro agile (legge 81 del 2017), all’articolo 20 è chiara: il datore di lavoro ha l’obbligo di riconoscere al lavoratore agile lo stesso trattamento economico e normativo complessivo del lavoratore dipendente. Stando ai dati di Anseb, sono circa 2,4 milioni i lavoratori che oggi usufruiscono dei buoni pasto, di cui 1,6 di lavoratori nel settore privato e 900mila nel settore pubblico.
Di recente la stessa Agenzia delle Entrate, con la risposta n. 123 ad un interpello pubblicata il 22 febbraio scorso, aveva confermato la non imponibilità dei buoni pasto per i dipendenti in smart working, regola che si applica quindi indipendentemente dall’articolazione dell’orario di lavoro e dalla modalità di svolgimento dell’attività lavorativa.
Nello specifico MDC ricorda ancora una volta che per le Entrate: “non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente, le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi; le prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto fino all’importo complessivo giornaliero di euro 4, aumentato a euro 8 nel caso in cui le stesse siano rese in forma elettronica”.
Sono però ancora troppe per il Movimento le aziende che ignorano come la somma riconosciuta per i buoni, anche ai lavoratori agili, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente nei imiti di non imponibilità previsti dall’articolo 51 del TUIR, cioè 4 euro per i ticket cartacei, ed 8 euro per quelli elettronici, né su di essi il datore di lavoro è tenuto ad operare la ritenuta di acconto Irpef.
Il Movimento Difesa del Cittadino prosegue pertanto la propria campagna “Il buono a Tavola” con l’obiettivo di informare i consumatori e gli stakeholders sulla natura, le caratteristiche e l’utilità dei buoni pasto implementando strumenti educativi e divulgativi utili alla migliore conoscenza di questo strumento promuovendone la diffusione, la migliore conoscenza e consapevolezza quanto all’uso, valorizzando i fondamentali di una corretta alimentazione.
Nota stampa Movimento Difesa del Cittadino.