Sullo smart working nella Pubblica amministrazione “il nostro sforzo è stato quello di regolare lo strumento in modo intelligente e flessibile, considerando la doppia posta in gioco: certamente il benessere dei lavoratori, ma anche la soddisfazione di cittadini e imprese per la quantità e la qualità dei servizi offerti. Un obiettivo da cui la Pa non può permettersi di prescindere”. Lo dice il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, intervenendo al festival ‘Nuove culture del lavoro’ alla Nuvola, organizzato da Eur Spa.
“Durante la pandemia – ricorda Brunetta – sette milioni di lavoratori hanno ricevuto sette miliardi di ore di cassa integrazione, mentre la manifattura non si è mai fermata, abbiamo continuato a produrre gli stessi bulloni e le stesse gomme. Nel ventre molle, caldo, straordinario e sexy dello smart working ci è finito soprattutto il terziario dipendente, ma non il terziario privato che fornisce servizi in presenza”, sottolinea il ministro.
Nel pubblico impiego, ricorda Brunetta, “non è stata attivata la cassa integrazione, neanche un’ora contro i sette miliardi del privato”. E quanti sono stati “i lavori smartabili” nella Pa? Brunetta non ha dubbi: “Una minoranza, solo 500 mila”. Secondo il ministro, “il modello che ha funzionato è stato l’ibrido”. “L’efficienza nel settore privato è misurata dal mercato. È quello il regolatore. Nel pubblico invece è la soddisfazione del cittadino che usufruisce dei servizi”.
– Agenzia DiRE –