Si è riunito al MiSE il tavolo sul sito produttivo di Tecnologie Diesel di Modugno (Bari) del gruppo Bosch. All’incontro con il governo, presieduto dal Vice Capo di Gabinetto Giorgio Sorial, hanno partecipato la direzione aziendale di Bosch, Invitalia, gli enti locali e i sindacati.
Il piano. In apertura di riunione l’azienda, pur confermando le criticità della produzione legate al trend di calo sia delle vendite – che solo nell’ultimo anno ha visto una contrazione del 12% delle vendite – che delle quote di mercato delle auto diesel, ha informato che è stato avviato il piano di investimenti di circa 40 milioni di euro nei prossimi anni. Il piano prevede nuove produzioni nell’ambito dei motori a benzina e in settori diversi dall’automotive, come le e-bike. Tutto ciò dovrebbe consentire di ridurre il numero di esuberi previsti entro il 2022.
Il Vice Capo di Gabrinetto Sorial ha sottolineato che “il piano di investimenti necessita di essere sostenibile nel breve e nel lungo periodo, garantendo sia i livelli occupazionali che produttivi. La diversificazione delle produzioni previste per il sito pugliese deve tener conto del globale processo di trasformazione in atto nell’intero settore automotive. Il Ministero è pronto a definire insieme alle parti interessate un contratto di sviluppo che supporti il rilancio del sito di Modugno. Rilancio che deve poter contare sul trasferimento di alcune linee produttive ora realizzate dal gruppo Bosch all’estero presso l’azienda italiana.
Da parte dei sindacati, invece, la situazione industriale dei siti italiani, ed in particolare per quella di Bari rende necessaria una revisione sugli affidamenti produttivi per i siti italiani per consentirne la piena ripresa e occupazione. “Nonostante la solidarietà di attività lavorative tra gli stabilimenti, è chiaro che quest’ultima non può essere la soluzione, sarebbe solo un palliativo momentaneo. Per la Fim – fanno sapere attraverso una nota il coordinatore nazionale Gruppo Bosch Raffaele Apetino, e il Segretario Fim Cisl Bari Donato Pascazio – bisogna affrontare da subito la questione vista la disponibilità del governo con Invitalia. Al momento – continuano – gli ammortizzatori sociali, che però hanno una scadenza e gravano sul reddito dei lavoratori, possono rappresentare una pezza temporanea ma serve lavorare per centrare entro il 2022 l’obiettivo industriale che porti alla saturazione dell’impianto pugliese”. “Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro specifico a Bari, – concludono Apetino e Pascazio– incalzeremo la regione Puglia affinché la disponibilità di sostegno ai lavoratori si tramuti in fatti. È chiaro che non resteremo a guardare qualora nel prossimo incontro a Bari non portasse un piano industriale che metta al centro lo sviluppo del sito di Bari e dei suoi 2000 lavoratori”.