L’occupazione dipendente rallenta nei mesi estivi. Nei primi otto mesi dell’anno in corso sono state create, al netto dei fattori stagionali, circa 300.000 posizioni lavorative nel settore privato non agricolo. Nel periodo estivo tuttavia la dinamica dell’occupazione dipendente ha marcatamente rallentato: tra luglio e agosto sono stati registrati quasi 35.000 nuovi posti di lavoro, meno della metà degli oltre 80.000 del bimestre precedente (100.000 nel periodo marzo-aprile).
La crescita si indebolisce sia nell’industria sia nei servizi: flette il lavoro a termine. Nella manifattura si è osservata un’ampia eterogeneità, determinata anche dai differenti effetti settoriali dei rincari dell’energia. Nel 2022 i dieci comparti a maggiore intensità energetica, individuati sulla base del rapporto tra consumo di energia e valore aggiunto, hanno mostrato un significativo rallentamento; in estate ha decelerato soprattutto il settore alimentare, penalizzato tra l’altro dalle difficoltà negli approvvigionamenti delle materie prime. La domanda di lavoro ha rallentato marcatamente anche nelle costruzioni, confermando i dati dell’Istat circa la riduzione del tasso di posti vacanti in atto dal secondo trimestre del 2022 (cfr. Istat, Indagine trimestrale su posti vacanti ed ore lavorate). Nell’ultimo bimestre i servizi hanno risentito invece dell’attenuazione della dinamica del commercio e del turismo, che ha seguito la forte espansione dei mesi primaverili.
I contratti a tempo determinato, che sono maggiormente sensibili alle condizioni cicliche, hanno registrato da giugno un saldo negativo (fig. 4; tav. 1); dall’inizio del 2022 hanno contribuito solo per un quinto all’aumento dell’occupazione regolare, rispetto al 70 per cento nei primi otto mesi del 2021. Al contrario, è proseguita la crescita dell’occupazione a tempo indeterminato, che ha beneficiato anche delle numerose trasformazioni di contratti già in essere. È rimasto negativo il contributo dell’apprendistato.
Frena l’occupazione maschile; si arresta la crescita nel Mezzogiorno. Il rallentamento del mercato del lavoro nell’ultimo bimestre ha interessato entrambi i generi, risentendo della decelerazione dei servizi e, soprattutto per la componente maschile, di quella delle costruzioni. Tra luglio e agosto la crescita si è concentrata esclusivamente nel Centro Nord mentre nel Mezzogiorno, esaurita la spinta del comparto edile e del turismo, la fase di espansione dell’occupazione si è interrotta. Come nella media italiana, nelle regioni meridionali il lavoro a termine ha avuto un saldo negativo nei mesi estivi; le assunzioni a tempo indeterminato sono diminuite mantenendosi, contrariamente al resto del Paese, nettamente al di sotto dei livelli pre-pandemici.
I disoccupati secondo la definizione amministrativa. È proseguita anche nel bimestre giugno-luglio la riduzione della disoccupazione amministrativa misurata dalle Dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro. Nei primi sette mesi del 2022 il calo è stato minore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, soprattutto per la popolazione maschile, presumibilmente a causa della flessione della domanda di lavoro nella manifattura e nelle costruzioni. Il numero di donne uscite dalla disoccupazione dopo aver trovato un impiego è lievemente aumentato; quello degli uomini è sceso di quasi il 9 per cento. Si è intensificato al contempo il flusso di nuove DID rilasciate da persone disponibili a lavorare (quasi 113.000 in media ogni mese dall’inizio del 2022, da 100.000 dell’anno precedente) con andamenti simili per entrambi i generi. Confermando la tendenza a un allungamento della durata dei contratti, il rapporto tra i reingressi nello stato di disoccupato dopo un impiego non superiore a sei mesi e le uscite verso l’occupazione nel semestre precedente si è stabilizzato sui livelli del 2019.