La tragica morte della giovane Luana D’Orazio, scomparsa il 3 maggio scorso a 22 anni mentre lavorava ad un orditoio di una ditta tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, ha riportato drammaticamente in evidenza lo scottante tema della sicurezza e della salute sul lavoro, proprio a pochi giorni dalla Giornata Mondiale dedicata a questo tema e che è stata celebrata il 28 aprile scorso. La pandemia da COVID-19 ha complicato ulteriormente un quadro già delicato che l’INAIL – Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro ha descritto nel proprio bollettino relativo al primo trimestre 2021.
Nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2021 si sono rilevate complessivamente 128.671 denunce di infortunio, l’1,71% in meno rispetto al periodo gennaio-marzo 2020. A preoccupare però è il dato relativo alle denunce di infortunio con esito mortale che sono state 185, a fronte delle 166 denunce rilevate nell’analogo periodo del 2020 (+11,45%).
L’analisi territoriale per macroaree geografiche delle denunce di infortunio con esito mortale evidenzia, rispetto al primo trimestre dello scorso anno, aumenti per il centro (+47,83%), per il sud (+23,40%), per il nord est (+11,76%) e per il nord ovest (+4,44%). In controtendenza le isole, con il 52,94% in meno.
Analizzando le circostanze legate alle denunce con esito mortale si scopre che dei 185 casi rilevati, 154 riguardano gli infortuni in occasione di lavoro, 31 gli infortuni in itinere avvenuti cioè mentre ci si recava sul posto di lavoro o si faceva ritorno nella propria abitazione. Importante rilevare che le denunce di infortunio con esito mortale in occasione di lavoro sono aumentate del 35,09%.
“I mesi di lockdown e il massiccio ricorso allo smart working hanno ridotto l’esposizione al rischio dei lavoratori, determinando un calo consistente degli infortuni e delle malattie professionali – ha affermato il presidente dell’INAIL Franco Bettoni – La pandemia ha creato però un nuovo tipo di infortuni, quelli da contagio da Covid-19, che ha inciso sulle denunce di infortunio nel complesso e ha comportato l’incremento del numero delle morti, a causa della letalità del virus”. Nei primi nove mesi del 2020, infatti, la diminuzione delle denunce di infortunio sul lavoro è stata del 15,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, i decessi però sono aumentati del 18,6%.
In uno scenario di questo tipo, assumono un significato ancora più profondo le parole del presidente Sergio Mattarella che, dopo aver deposto il 1 maggio una corona di fiori sul monumento che ricorda i minatori morti durante la realizzazione del traforo del San Gottardo ha dichiarato che “Il diritto al lavoro è diritto alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono ancora troppe le morti a causa di norme eluse e violate. Non è tollerabile”.
A richiamare i Governi e il sistema economico ad uno sforzo ulteriore e integrato per garantire la salute e la sicurezza sul lavoro (SSL) ha pensato anche l’ILO – l’International Labour Organization, agenzia specializzata dell’ONU che nel suo rapporto diffuso in occasione della Giornata Mondiale ha sottolineato la necessità di dotarsi di un sistema di SSL solido e resiliente, in grado di rafforzare le capacità di affrontare le emergenze future e di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori, assicurando al contempo la sopravvivenza e la continuità delle imprese.
L’ILO ha anche elencato gli elementi chiave di un sistema di SSL, suddivisi in sei aree principali: politiche e quadri normativi nazionali in materia di SSL; sistemi istituzionali nazionali in materia di SSL; servizi di salute sul lavoro; servizi di informazione, consulenza e formazione in materia di SSL; raccolta dati e ricerca sulla SSL; e meccanismi di rafforzamento dei sistemi di gestione della SSL a livello aziendale per prevenire ed affrontare i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Un sistema complesso e articolato, quello delineato dall’ILO nel quale i sindacati giocano un ruolo decisivo. In questo senso CGIL, CISL e UIL per rispondere alle sfide poste dalla pandemia hanno chiesto a gran voce nei giorni scorsi una “Strategia nazionale su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” da finanziare anche con il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e i fondi per la coesione europei e nazionali e condizionata alle piene garanzie di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alla regolarità contrattuale e alla legalità.
Sette le richieste avanzate dai sindacati confederali, dalla formazione all’addestramento adeguati sul posto di lavoro, all’inserimento nei programmi scolastici della materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, al miglioramento delle ispezioni in quantità, qualità e frequenza, agli investimenti sulla ricerca tramite l’INAIL, alla patente a punti che possa limitare il fenomeno degli appalti vinti comprimendo i costi della sicurezza.
Una piattaforma programmatica ampia che punta ad evitare il rischio paventato da molti esperti e legato alla possibilità che numerose aziende in difficoltà economica a causa della pandemia possano ridurre gli investimenti in sicurezza.
Una prima risposta è rappresentata dal bando per 2100 nuovi ispettori del Lavoro annunciato dal Ministro Orlando l’11 maggio scorso che tuttavia, per la Uil pubblica amministrazione, saranno appena sufficienti a pareggiare le uscite previste nei prossimi anni. Un fatto è certo: casi come quelli di Luana D’Orazio costituiscono molto più di un campanello d’allarme.