La decisione del Tribunale del riesame di Taranto, accoglie l’appello e per l’effetto annulla l’ordinanza del giudice monocratico in sede del 10 dicembre 2019 ed il provvedimento connesso del 12 dicembre 2019 concedendo all’appellante la facoltà d’uso dell’altoforno due.
È senz’altro un segnale positivo verso il riavvio del percorso che deve dare una soluzione alla complicata vertenza Ilva. Un accoglimento che però è soggetto a condizioni. La proroga infatti è subordinata all’adempimento delle residue prescrizione in tutto in parte non attuate in particolare assegnando i seguenti termini: a decorrere dalla data di deposito della presente ordinanza 6 settimane per l’adozione dei cosiddetti dispositivi attivi a decorrere dalla data del 19 novembre 2019; 9 mesi per l’attivazione del caricatore automatico della massa appare nella Mat (Macchina a tappare); 10 mesi per l’attivazione del campionatore automatico della ghisa; 14 mesi per l’attivazione del caricatore delle aste della Maf (Macchina a forare) e sostituzione della Maf. Ci auguriamo che a questo punto i commissari straordinari e ArcelorMittal non perdano tempo prezioso e adempiano a tutte le richieste nei tempi previsti.
La vertenza aveva visto la sua conclusione lo scorso 06 settembre 2018 con l’accordo tra Organizzazioni Sindacali e Arcelor Mittal, un’intesa in cui non erano previsti esuberi e risorse per il rilancio industriale e l’ambientalizzazione. La politica ha poi fatto il suo “capolavoro” fornendo all’azienda un alibi clamoroso per rimettere tutto in discussione con la vicenda dello scudo penale.
Restano ancora in piedi alcuni nodi da sciogliere, subito va risolto quello dell’integrazione del 10% Cigs per lavoratori in amministrazione straordinaria, come Fim ribadiamo la validità di quanto già sottoscritto sia in termini occupazionali che di risanamento così come previsti nel testo del nostro accordo sottoscritto anche dal Governo Conte1. Ora l’azienda – sia gestione AS che Arcelor Mittal – si impegnino al rispetto di quanto previsto non solo su Afo2, ma nell’intero piano ambientale e industriale. Basta con le scaramucce politiche sulla pelle dei lavoratori e su quelle dell’intera comunità tarantina. Ognuno faccia la sua parte. Il rilancio industriale e ambientale del sito di Taranto è strategico non solo per la città ma per l’intero sistema industriale italiano.