Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm proclama per il giorno martedì 6 luglio 2021 lo sciopero dell’intero settore con presidio nazionale al Ministero dello Sviluppo Economico. Per preparare l’iniziativa di sciopero e mobilitazione, a partire dalla prossima settimana, inizierà una campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro, a sostegno della nostra piattaforma e delle ulteriori rivendicazioni che verranno dalle assemblee stesse.
Gli appalti metalmeccanici nel settore petrolchimico oggi rappresentano l’espressione massima della frantumazione del mondo del lavoro in un settore strategico per il Paese come quello delle energie. Non si è mai affermata una logica ampia di settore e di sistema, di filiera, nella quale la competizione venisse in realtà affrontata sul terreno della qualità dei processi produttivi, del riconoscimento dei diritti dei lavoratori, piuttosto che limitarsi sulle pratiche di dumping contrattuale e la graduale riduzione dei diritti dei lavoratori e della contrattazione collettiva.
Chiediamo – spiegano in una nota le sigle sindacali – il rispetto degli accordi di sito e territoriali che spesso rimangono solo sulla carta e l’utilizzo della clausola sociale in occasione dei tanti “cambi appalto” che non possono essere liquidati con la semplice creazione dei bacini occupazionali oramai sovraccarichi e poco utilizzati soprattutto nelle aree di crisi complessa. Proprio in questi territori c’è necessità di un maggiore coinvolgimento e presa di posizione della politica locale.
Chiediamo e sosteniamo – proseguono Fim, Fiom e Uilm – una decarbonizzazione che non si traduca in de-industrializzazione e ulteriore perdita e frammentazione del lavoro ma venga accompagnata da una giusta transizione che tenga insieme le ragioni della sostenibilità ambientale e dell’occupazione. Il PNRR non sia la scusante per aspettare ma sia il volano di una reale ripresa che potrà essere realizzata solo a fronte di una concreta progettualità. Il Recovery Fund sia un’opportunità e non la promessa di un futuro che deresponsabilizzi le imprese. La transizione ha già pesantemente penalizzato interi insediamenti territoriali e i lavoratori con un massiccio utilizzo di ammortizzatori sociali e, nei casi peggiori, il licenziamento degli stessi. L’annunciato sblocco dei licenziamenti fa aumentare le preoccupazioni.
Chiediamo – concludono infine i sindacati – che l’utilizzo delle risorse pubbliche da parte delle imprese sia condizionato a un vincolo occupazionale e al divieto di delocalizzare le produzioni, al rispetto ed alla applicazione delle norme che tutelano la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Per tutte queste ragioni, – concludono – riteniamo non più rinviabile una mobilitazione dell’intero settore metalmeccanico degli appalti petrolchimici per riaprire la discussione con il Governo sulla centralità del settore e progettare un percorso di transizione energetica che sia sostenibile e valorizzi le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori.